USA. Bassi tassi e bassi salari spingono il debito privato

Ricordiamo ancora tutti la parabola che portò dalla politica espansiva della Fed di Greenspan alla catastrofe dei prestiti immobiliari. Ora una domanda sta iniziando a tormentare molti analisti ed commentatori: la storia si ripete? Un interessante commento di Peter Atwater su Marketwatch.com ci viene in aiuto per cercare di capire cosa sta succedendo tra i consumatori americani “travolti” dalla marea monetaria del Q.E.

Atwater inizia analizzando l’andamento dei prestiti immobiliari notando come i bassi tassi di interesse si sono trasformati, per la classe medio-alta, in una opportunità di riduzione del numero di rate dei prestiti in essere. Mantenendo la stessa rata mensile le famiglie abbienti americane hanno preferito ridurre, grazie ai minori tassi, la durata dei prestiti piuttosto che aumentare la loro propensione all’acquisto di beni durevoli.

Scendendo di un gradino e andando a valutare il variegato mondo del credito al consumo, Atwater riporta dei dati molto significativi. In primo luogo l’aumento considerevole del ricorso a questo tipo di debito per l’istruzione (college e università), il costo dell’istruzione (salari dei docenti e costi di struttura) sono cresciuti ad un ritmo superiore rispetto alla dinamica dei salari, la netta avversione per il credito immobiliare ha perciò “costretto” le famiglie a ricorre al più veloce credito al consumo.

Secondo l’Experian Automotive’s latest State of the Automotive Finance Market report la durata media dei prestiti per l’acquisto di automobili ha raggiunto il livello più alto da quando il report viene redatto (2006) ed i prestiti che superano la fascia dai 73 agli 84 mesi sono aumentati del 27,6% nel primo trimestre 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Con  l’aumento dei costi di acquisto di un veicolo che superano abbontantemente l’aumento medio dei redditi, i consumatori americani si trovano costretti a richiedere prestiti e dall’altra parte le società di credito tendono a rendere meno stringenti le condizioni di accesso al credito. L’aumento delle vendite di automobili è perciò ampiamente sostenuto dall’aumento del debito delle famiglie.

Uno studio della Federal Reserve sull’utilizzo delle carte di credito “revolving” (che per modalità di funzionamento possono essere considerate una sorta di prestito a breve) ne mostra un aumento considerevole nel 2013 rispetto all’anno precedente, quasi il 12% in più. Un aumento che molti analisti hanno salutato come un segno dell’aumentata fiducia dei consumatori, propedeutica ad un aumento dei consumi. Qui Atwater confronta il grafico appena descritto con uno studio di Gallup sulla spesa media giornaliera di un consumatore americano. Il confronto è impietoso e mostra come la spesa tra il 2012 ed il 2013 sia si aumentata ad un ritmo vicino al 10% ma il relativo indice di confidenza che Gallup estrae da questi dati vede una flessione nel 2013 rispetto al 2012.

La conclusione dall’analisi di questi dati è che l’aumento dell’utilizzo delle carte di credito sta andando a coprire le spese fisse delle famiglie americane e non sta facendo aumentare i consumi. La crescita dei salari non sta andando a coprire la crescita dei costi per cibo e carburanti costringendo le fascie medio-basse al ricorso al credito per rimanere a galla.

L’insostenibilità di tale situazione è ovvia e per avere conferma di questo trend occorrerà tenere sotto controllo gli indici di fiducia dei consumatori. Se questi non avranno significativi aumenti nei prossimi mesi significherà che l’aumento dell’utilizzo del debito a consumo sta andando a coprire il gap tra reddito e spese fisse con i rischi che tutto questo può comportare.

Atwater è presidente di Financial Insyghts  e  professore aggiunto all’Università di Delawere

Articolo: http://www.marketwatch.com/story/americans-are-getting-into-debt-just-to-get-by-2014-06-18

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