Dopo un picco massimo a 1,119 USD per euro a fine agosto 2024, l’euro ha iniziato una leggera fase discendente. Nei mesi successivi, il valore si è stabilizzato attorno a 1,08-1,09 USD per euro. Ma nelle ultime settimane la tendenza all’indebolimento della moneta comune europea si è nuovamente accentuata. Cosa sta succedendo?
A prima vista si tratta di un assestamento che è la naturale conseguenza della differenziazione temporale della politica monetaria di BCE e FED. In pratica, con i tassi di interesse che rimangono più elevati al di là dell’oceano e con un atteggiamento decisamente più accomodante di Francoforte, gli investitori tendono a vendere euro e a comprare dollari. Il risultato è che il secondo si apprezza sul primo ed il cambio euro/dollaro scivola giù.
Ma ad una analisi più attenta non sfuggono due variabili capaci di trascinare ancora più giù il tasso di cambio e rendere di nuovo possibile la parità tra Euro e Dollaro. Quali sono queste variabili? Da un lato un consistente raffreddamento dell’economia dell’Eurozona; dall’altro una potenziale guerra commerciale con gli Stati Uniti.
I dati macro degli ultimi mesi indicano un progressivo raffreddamento dell’economia dell’area Euro. Lagarde nei giorni scorsi ha escluso la possibilità di un ritorno in recessione dell’area, ma i mercati scommettono che un deterioramento del quadro macro porterebbe dritti ad un intervento della banca centrale nel mese di dicembre. Sul mercato i prezzi attualmente indicano una probabilità del 30% che Francoforte decida un taglio di 50 punti base a fine 2024 (fonte Bloomberg). Con la FED che dovrebbe muoversi in maniera più compassata, la conseguenza di questo scenario sarebbe un’ulteriore spinta al ribasso per l’Euro.
La seconda variabile è tutta politica e ha a che fare con i risultati delle elezioni presidenziali statunitensi. Stando ai programmi, infatti, una vittoria di Donald Trump (che i mercati finanziari sembrano dare come probabile) dovrebbe condurre ad una nuova ondata di dazi. E gli obiettivi sarebbero come al solito Cina ed Europa. Sul punto Lagarde è stata piuttosto chiara: ogni tipo di barriera sul commercio internazionale si trasformerebbe in un ulteriore rallentamento dell’economia dell’Eurozona. Eventualità che non potrebbe essere ignorata dall’istituto centrale.
Così – come racconta l’agenzia di stampa Bloomberg – sui mercati finanziari sta crescendo una certa frenesia attorno al cambio euro/dollaro. In particolare stanno aumentando le posizioni al ribasso sulla moneta comune, mentre assicurarsi contro il rischio cambio diventando più costoso. Attualmente il target di copertura si concentra su un rapporto di cambio tra 1.07 e 1.05, mentre la parità sembra ancora un rischio lontano.
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