Dall’ultimo sondaggio condotto dal World Gold Council emerge che la febbre dell’oro delle banche centrali non dà segnali di discesa, ma anzi è destinata a durare a lungo.
Qualche settimana fa avevamo raccontato di come la domanda globale di oro continuasse ad essere sospinta anche dagli acquisti delle banche centrali. Ed in un altro post scrivevamo di come nelle riserve di moneta estera degli istituti centrali il dollaro stesse diventando sempre meno dominante. Ebbene, la conferma di questi due trend ci arriva in questi giorni leggendo i risultati del Central Bank Gold Reserves 2024, un sondaggio condotto dal World Gold Council su un campione di 70 rappresentanti delle principali banche centrali mondiali.
Il dato principale che emerge dal sondaggio è che il 29% degli intervistati dichiara l’intenzione della propria banca centrali di aumentare la quantità di oro detenuta nel corso dei prossimi 12 mesi. Può sembrare una percentuale piuttosto bassa, ma si tratta del massimo storico registrato dal sondaggio dal 2018 ad oggi. E le cose non cambiano se si modifica l’orizzonte temporale. Il 69% degli intervistati ritiene che da qui a cinque anni la quota di oro detenuta dalla banche centrali sarà più alta di quella attuale, una percentuale cresciuta di oltre 20 punti dal 2022 ad oggi. A rafforzare il concetto basti pensare che sommando la percentuale di chi vede riserve d’oro in aumento e chi le vede stabili nel prossimo quinquennio si supera l’80%. La “febbre” dell’oro è più alta per le banche centrali delle economie emergenti (75% degli intervistati contro il 57% delle economie avanzate).
L’altro dato che emerge dal Central Bank Gold Reserves è la conferma della perdita di appeal del dollaro. Il 62% degli intervistati vede le riserve denominate in dollari scendere nei prossimi 5 anni, quasi 10 punti percentuali in più rispetto al 2023. Anche in questo caso la tendenza risulta più marcata per le economie emergenti.
Ma cosa spinge le banche centrali ad aumentare le loro riserve d’oro? Il sondaggio rileva che la scelta strategica di aumentare la presenza di oro nelle riserve degli istituti centrali è motivata da tre fattori: gli alti tassi di interesse, la persistenza dell’inflazione ed i rischi geopolitici. Per l’88% degli intervistati la caratteristica che rende il lingotto così apprezzato dalle banche centrali è la capacità di conservare valore nel lungo periodo e di essere copertura del rischio inflazione. Anche in questa risposta ci sono differenze interessanti tra banche centrali delle economie avanzate e quelle delle economie emergenti. Se per entrambe i tassi di interesse elevati sono la spinta principale a detenere oro, per le economie emergenti sembrano contare molto di più il rischio di instabilità geopolitica e quello relativo all’inflazione.
Foto di istara