Moody’s rivede al ribasso l’outlook sulla Cina e le preoccupazioni salgono per quel debito nascosto creato dalle amministrazioni locali ed ora a rischio ingestibilità.
Nella giornata di martedì scorso la società di rating Moody’s ha annunciato di aver modificato l’outlook sulla Cina da stabile a negativo. Nella motivazione si legge che la situazione di stress finanziario di molti governi regionali e locali necessiterà nei prossimi mesi di interventi di sostegno da parte del governo centrale.
Non si tratta di un fulmine a ciel sereno, ma è la certificazione che il problema della “finanza allegra” delle amministrazioni locali cinesi non può più essere nè ignorato, nè minimizzato. Ma esattamente di cosa stiamo parlando? Negli anni le autorità locali cinesi hanno creato delle società veicolo con le quali hanno rastrellato denaro per la realizzazione di infrastrutture ed altre opere pubbliche. Questo modus operandi avrebbe così creato una montagna di obbligazioni che sfuggono dai bilanci statali ma che in sostanza sono debito pubblico. Secondo le più recenti stime del Fondo Monetario Internazionale la Cina avrebbe un ammontare di debito “nascosto” tra i 7 e gli 11 trilioni di dollari ma una quantificazione precisa di quale sia il totale nessuno è in grado di darla.
Il problema principale con questo debito è che spesso e volentieri le società veicolo ed i progetti da esse finanziati non sono in grado di generare entrate tali da far fronte agli impegni finanziari presi con le banche commerciali cinesi. L’attuale congiuntura economica, inoltre, fatta di domanda debole e di deflazione, non aiuta certo a far cambiar rotta ai bilanci di questi veicoli finanziari. E le cose si complicano ulteriormente se si pensa che a garanzia dei prestiti concessi, spesso, le banche sono diventate partecipanti nelle stesse società veicolo. Facile intuire cosa potrebbe scatenare una situazione di default di una o più di queste società. Secondo molti economisti, della montagna di debito prima quantificata, almeno 300/400 miliardi di dollari sarebbero a forte rischio di insolvenza e capaci di trascinare giù il già fragile sistema bancario cinese.
A Pechino l’allarme sembra già scattato ed un piano per far emergere parte di questo debito nascosto e metterlo sotto l’ala più sicura del governo centrale è già partito. Secondo quanto riporta il WSJ la corsa alla ripulitura del debito sarebbe già avviata. Al 30 ottobre città e province cinesi hanno sottoscritto 200 miliardi di dollari in special refinancing bonds, nell’ottica di far emergere una fetta dei debito nascosto. Secondo alcuni analisti, per detonare la bomba, servirà far emergere almeno il triplo di questa cifra.
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