Settore bancario, riflettori puntati sulla liquidità

Il settore bancario rimane sotto stretta osservazione e la preoccupazione ora è che gli alti tassi di interesse ed il serpeggiante timore di una crisi finanziaria muovano troppa liquidità, creando pericolosi squilibri.

Intervenuta un paio di giorni fa nel corso di un forum economico a Washington, Isabel Schnabel – membro del board della BCE – ha detto che nell’Eurozona le conseguenze dei casi SVB e Credit Suisse si sono fermate ad una marginale riduzione dei depositi overnight (con la liquidità dirottata su soluzioni con orizzonti più lunghi) e che il settore bancario dell’area Euro ha mostrato resilienza. Tuttavia – ha concluso Schnabel – è ragionevole pensare che nei prossimi mesi il mercato del credito diventi più rigido.

Le frasi rassicuranti dell’economista tedesca sono una delle tante risposte date in questi giorni alle due grandi preoccupazioni che attanagliano gli investitori: le conseguenze sulla stabilità del sistema bancario e sul mercato del credito della persistenza di tassi di interesse elevati.

Negli USA la situazione sembra molto più dinamica e per certi versi delicata. Stando ai dati diffusi dal Wall Street Journal, nei giorni seguenti al crac di SVB, le 25 più grandi banche del paese hanno visto aumentare i propri depositi di 120 miliardi di dollari. Le altre banche hanno registrato in una sola settimana una riduzione dei depositi di 108 miliardi di dollari, un record storico.

E per completare il quadro dei numeri occorre aggiungere il dato pubblicato da Refinitiv Lipper: nelle ultime due settimane i fondi monetari hanno visto un incremento di capitale investito pari a 220 miliardi di dollari.

Numeri significativi. L’ultimo, in particolare, trova la sua spiegazione in due fattori: da un lato il limite della garanzia sui depositi e dall’altra la ricerca di una remunerazione maggiore della liquidità. Il primo fattore è diretta conseguenza della crisi della SVB, e sta facendo ridurre i depositi di molte imprese e famiglie sotto la soglia fatidica della garanzia statale. Il secondo fattore è una ricerca di rendimenti in grado di dare una risposta al carovita. Qui basta anche solo citare i dati appena pubblicati dalla nostrana ABI, l’associazione delle banche italiane. A febbraio i depositi sono scesi del 2.2% (quarto mese di calo consecutivo) mentre gli investimenti in obbligazioni sono saliti del 3.7%. Il tasso medio delle nuove obbligazioni emesse è del 5.08%, mentre la remunerazione dei depositi bancari è poco più del 2%

I dati fin qui citati mostrano una situazione piuttosto dinamica. Alla ricerca di un po’ più di sicurezza e di maggior copertura dell’inflazione, imprese e famiglie stanno ricorrendo con più decisione al comparto obbligazionario (non si sa con quale concreta percezione del rischio assunto) e concentrando – questo almeno negli USA – i loro risparmi liquidi nei grandi gruppi bancari, con conseguente abbandono delle banche regionali che sono però le più propense ad elargire credito alle piccole realtà imprenditoriali.

Foto di Leonhard Niederwimmer

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