In occasione della giornata mondiale della felicità, il 20 marzo scorso, lo United Nations Sustainable Development Solutions Network ha pubblicato la 10° edizione del World Happiness Report, e la Finlandia domina la classifica per il sesto anno consecutivo.
I greci la chiamavano eudaimonia e la consideravano come un fine naturale della vita umana. Più recentemente la felicità è diventata qualcosa che ha a che fare anche con l’economia. Secondo molti economisti, infatti, la vera ricchezza di un paese non dovrebbe essere calcolata solo sulle dinamiche del PIL ma anche e soprattutto sui livelli di qualità di vita della popolazione, qualità della vita intesa come soddisfazione per quello che si fa, per le proprie relazioni sociali e per il grado di libertà che vivere in un determinato paese garantisce nel momento delle grandi decisioni.
Da quando l’ONU, con la risoluzione 66/281, ha istituito la gionarta mondiale della felicità – celebrata il 20 marzo – viene anche pubblicato un report redatto dallo United Nations Sustainable Development Solutions Network con lo scopo di dare una misura del grado di felicità nel mondo e monitorarne l’andamento nel tempo.
La decima edizione del documento, pubblicata lunedì scorso, ci racconta di un mondo che malgrado le burrasche degli ultimi tempi sembra dare ancora segnali di resilienza, anche se le differenze regionali rimangono decisamente marcate.
Nel periodo 2020-2022 la media globale dell’indicatore è superiore a quella dell’immediato biennio pre pandemia. Un risultato che i ricercatori delle Nazioni Unite spiegano con gli alti livelli di generosità e di supporto sociale che la pandemia (nella sua prima fase, quella dei lockdown) ha sprigionato. Lo stesso fattore, il sentirsi comunità e l’aiutarsi reciprocamente, sembrano essere alla base del risultato, ad esempio, dell’Ucraina, dove la percezione della qualità della vita nel settembre del 2022 rimaneva superiore a quella registrata nel 2014.
Di cosa è composta la felicità? Per il report dell’ONU sono sei i fattori che rendono felici i cittadini: un reddito adeguato, la salute, la sicurezza di poter contare su qualcuno in caso di bisogno, la libertà nel prendere decisioni importanti per la propria vita, la generosità e l’assenza di corruzione.
Un mondo ideale che sembra materializzarsi nel nord Europa. La Finlandia, infatti, rimane per il sesto anno consecutivo in testa alla classifica dei paesi con il più alto livello di felicità; il podio è completato da Danimarca ed Islanda, e nei primi dieci posti del ranking ci sono ben 6 paesi dell’Europa del nord.
Come detto, l’altra faccia della medaglia è una differenza regionale che non sembra accennare a diminuire. Tra i paesi dell’Africa, ad esempio, il report segnala un aumento del gap tra la fetta di popolazione con la più alta qualità di vita e quella con i valori più bassi, un segnale di disuguaglianza su cui riflettere, assieme ad altri dati: per trovare un paese del centro sud America occorre scendere fino al 23° posto del Costa Rica; l’India (da poco il paese più popoloso del mondo) occupa la 126° posizione su 137 paesi analizzati. Libano e Afghanistan occupano le ultime due posizioni della classifica.
Foto di Oleg Mityukhin