Eurozona, inflazione rallenta in maniera decisa a gennaio

Nell’Eurozona l’inflazione rallenta in maniera decisa nel mese di gennaio, ma il tasso core rimane fermo sui massimi storici. Dagli USA dato a sopresa per quel che riguarda le offerte di lavoro, nuovamente sopra gli 11 milioni a dicembre. Questo ed altro nella K Briefing di metà settimana.

Cina, sondaggio PMI Caixin vede manifattura ancora sotto 50. Il sondaggio PMI sulla manifattura cinese curato da S&P Global conferma anche per il mese di gennaio la zona contrazione. L’indicatore sale a 49.2 dal 49 del mese precedente, segnando il sesto mese consecutivo di contrazione per il settore manifatturiero. Il quadro che emerge è di un generale miglioramento della condizione produttiva come effetto dell’eliminazione delle restrizioni anti Covid. Ma la domanda rimane estremamente debole e l’occupazione continua a scendere. Sul fronte dei prezzi: i costi delle materie prime continuano a spingere quelli relativi agli input, mentre i consumi ancora deboli fanno scendere ulteriormente quelli di vendita. Nota positiva arriva dalla fiducia degli operatori economici che tocca i massimi dall’aprile del 2021.

Sondaggi PMI, letture finali confermano stima flash. La lettura finale dei sondaggi PMI manifatturieri non porta stravolgimenti rispetto alla stima flash, confermando un momento di recupero rispetto al mese precedente ma con diverse aree ancora in zona contrazione (Eurozona, UK, Corea del Sud e Giappone).

Eurozona, inflazione rallenta in maniera decisa a gennaio. La stima flash dell’inflazione per la zona Euro registra una evidente frenata dei prezzi al consumo. L’indice scende all’8.5% su base annua, meglio delle attese e sette decimi in meno rispetto a dicembre. Si tratta del livello più basso dal maggio del 2022. Su base mensile si registra il terzo mese consecutivo con il segno meno: -0.4%, stessa variazione del mese precedente. Tolte le componenti più volativi (energia e cibo) la crescita del livello dei prezzi è rimasta invariata rispetto al mese precedente: +5.2%, un decimo sopra alle attese del mercato e su livelli di massimo storico. In definitiva il livello di inflazione rimane ancora molto elevato, con le componenti più volatili a determinare una sensibile riduzione del carovita. Difficile che questo basti per fermare la BCE da ulteriori rialzi dei tassi. Secondo le stime degli analisti intervistati da Bloomberg si va verso altri due rialzi da 50 punti base ed un ultimo ritocco di 25 punti base a maggio.

USA, report ADP sulle assunzioni a gennaio. Il report ADP di gennaio segnala un aumento di 106mila posti di lavoro negli USA, un dato che risulta essere in rallentamento rispetto al mese scorso e sotto le attese del mercato. La società che elabora il report avverte che il calo è stato sostanziale nella prima parte di gennaio, mentre il ritmo è ritornato sulla media dei mesi precedenti nella seconda metà del mese. A creare lavoro il settore dei servizi (+109mila), mentre in negativo sono manifattura e costruzioni.

USA, offerte di lavoro nel mese di dicembre. Nel mese di dicembre le offerte di lavoro negli USA sono cresciute a sorpresa tornando sopra la soglia degli 11 milioni, testimonianza di un mercato che fatica, e non poco, ad incrociare domanda ed offerta. Sostanzialmente invariata la quota di uscite volontarie, attorno ai 4 milioni. Una notizia che non piacerà alla FED che teme tensioni sui salari. Il rapporto tra offerte e disoccupati, infatti, sale a 1.9; valore che supera di sette decimi quello pre pandemia e sfiora i livelli record di metà 2022.

USA, ISM manifatturiero del mese di gennaio. L’attività manifatturiera statunitense continua a soffrire. Nel mese di gennaio l’indice ISM scende a quota 47.4, minimo dal maggio del 2020 e sei decimi sotto le attese. Si tratta del terzo mese consecutivo sotto quota 50, con le componenti relative a ordini e produzione in calo, mentre quella sui prezzi sale. Sul fronte delle aspettative, gli imprenditori sembrano fiduciosi per quel che riguarda una ripresa nella seconda metà dell’anno.

Foto di NakNakNak

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