Le crisi finanziarie motore dell’avanzata populista?

Le crisi finanziarie quanto incidono sull’avanzata dei partiti di ispirazione populista? Se lo sono chiesti alcuni economisti, ed i primi dati raccolti raccontano di una relazione molto stretta.

Sono molti gli analisti e commentatori economici che ritengono esistere una correlazione tra la grande crisi finanziaria del 2008 e la crescita sulla scena politica di partiti ispirati ad un’ideologia populista, se così possiamo definirla. Pochi, però, erano stati i tentativi di indagare la natura e la profondità del legame esistente tra i due fenomeni. Recentemente è stato pubblicato uno studio condotta da Luigi Guiso, Massimo Morelli, Tommaso Sonno ed Helios Herrera, con alcune osservazioni che aiutano a comprendere meglio il meccanismo di “innesco”.

La teoria predominante ci dice che il populismo ha una radice prettamente economica. L’avvento della globalizzazione e l’accelerazione dell’innovazione tecnologica hanno portato ad una riduzione dei posti di lavoro, specialmente nei settori poco qualificati, rendendo più incerta la situazione finanziaria delle famiglie ed inducendo un’ampia fetta di elettori ad una reazione “difensiva”, incarnata da quei partiti che propongono ricette rassicuranti ed estremamente semplici per recuperare la sicurezza economica e sociale perduta. La crisi finanziaria del 2008, seguendo questa teoria, ha semplicemente amplificato un fenomeno che era già in atto.

Gli autori dello studio non concordano completamente con questa visione, ritenendo che gli effetti extra-economici delle crisi finanziari debbano essere considerati in maniera autonoma. Se globalizzazione ed innovazione tecnologica sono trend di lungo periodo, le crisi finanziarie sono caratterizzate da una durata limitata, un breve arco temporale nel quale si condensano effetti economici destabilizzanti (perdita del lavoro, riduzione del reddito). Inoltre, se i trend di lungo periodo hanno sia vinti che vincitori, le crisi finanziarie molto spesso tendono ad avere effetti negativi universali.

A dimostrazione che le crisi finanziarie hanno un loro ruolo specifico nella crescita dei partiti di ispirazione populista, Guiso ed i suoi colleghi, portano ad esempio i dati dell’Unione Europea relativamente ad un indicatore, l’Economic Insecurity, che monitora il grado di insicurezza fra i cittadini. Se fossero i megatrend a guidare le danze dovremmo attenderci un andamento dell’insicurezza crescente nel tempo. I dati, invece, ci dicono che dopo la crisi finanziaria del 2014 l’indice di insicurezza è sceso bruscamente.

Anche andando a valutare l’insicurezza economica per fasce di reddito si trovano comportamenti specifici in coincidenza delle crisi finanziarie. Queste, infatti, oltre ad amplificare le reazioni delle fasce di reddito più basse, espandono gli effetti dell’insicurezza anche alle classe media, fascia non toccata da globalizzazione ed innovazione tecnologica.

Le variazioni dell’indice di insicurezza incidono in maniera significativa sul comportamento elettorale. Secondo i dati elaborati dallo studio un aumento della deviazione standard dell’indice di insicurezza porta ad un aumento delle percentuali di astensione, una diminuzione della fiducia nei partiti ed un aumento dei voti verso partiti di ispirazione populista.

Foto di Gerd Altmann

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