La guerra in Ucraina ha fatto riemergere il tema della divisione del mondo, politico ed economico, in due grandi sfere di influenza. Uno scenario che potrebbe portare alla fine della globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta.
Per chi si occupa di economia la crisi scoppiata nel cuore dell’Europa con la guerra in Ucraina non rappresenta solo un evento congiunturale, un elemento in grado di influire sull’andamento dell’economia nel breve termine. Ma si ha la sensazione di essere di fronte ad uno sconvolgimento degli equilibri che può modificare in maniera strutturale l’economia globale, definire un nuovo ordine o tornare a dividere il globo in due: ovest da una parte ed est dall’altra; autocrazie contro democrazie.
A farne le spese in questo scontro potrebbe essere la globalizzazione o per lo meno la forma che abbiamo imparato a conoscerne. In un intervento pubblicato su Foreing Affairs, Adam S. Posen direttore del PIEE, si domanda se non si stia per giungere al termine di quel processo. Martellata da 20 anni di nazionalismi e pratiche non ortodosse (diciamo così) da parte della Cina, ricorda Posen, la globalizzazione rischia con lo scontro in Ucraina di ricevere il colpo in grado di decretarne la fine.
Quello a cui stiamo assistendo è molto probabilmente il risultato di un percorso lungo decenni e del quale non abbiamo avuto la forza, o la voglia, di occuparci (interessante l’opinione dell’ex ministro Giulio Tremonti, pubblicata ieri su Il Giornale, sul rapporto causa effetto tra globalizzazione e guerra). La logica delle sfere di influenza sta rapidamente portando ad un mondo diviso in due. E l’economia, così come il commercio internazionale non potranno fare altro che adattarsi. Posto che “l’isolazionismo” non può reggere di fronte alle dinamiche di produzione e di consumo moderne, Posen ipotizza la possibile creazione di due aree di commercio internazionale, una che ruota attorno alla Cina ed allo yuan ed una che ha come riferimento gli USA ed il dollaro. Vicini di casa che si guardano torvo e che nel proprio giardino si attrezzano per produrre e scambiarsi tutto ciò di cui hanno bisogno.
Ma se questo è lo scenario a cui andiamo incontro, sottolinea Posen, è bene sapere che ne subiremo inevitabilmente le conseguenze. L’economia mondiale rischia di subire un brusco stop in termini di innovazione. Il venir meno della concorrenza internazionale può aumentare il rischio di inefficienza nel sistema produttivo e quello di inflazione.
Margini per evitare questo scenario sembrano ancora essercene, tuttavia la politica deve essere pronta ad agire per mitigare gli effetti di questo possibile stravolgimento.
Illustrazione di quicksandala