Il rame ha toccato ieri i massimi a due anni, l’alluminio veleggia sui massimi a 18 mesi. Una doppietta che potrebbe essere spiegata dalle stesse motivazioni, ma che ad una analisi più approfondita mostra differenze sostanziali.
Sull’andamento dei due metalli c’entrano sicuramente due fattori in comune. La debolezza del dollaro e la ripresa cinese. Una moneta statunitense più debole spinge all’insù le quotazioni (che sono in dollari) mentre un’economia cinese in netta ripresa sospinge la domanda. Le analogie del movimento finiscono qui, perchè sui due metallia agiscono variabili molto, molto differenti.
Per il rame, infatti, occorre ricordare un dato. Il volume di metallo estratto scenderà nel 2020 per il secondo anno consecutivo. In Cile continua il braccio di ferro tra la compagnia estrattiva Lundin Mining Corp. ed i lavoratori per un aumento salariale che ancora non si vede all’orizzonte. Si può dire quindi che le spinte rialziste sul rame sono sia dovute ad un incremento della domanda da parte cinese (Pechino assorbe circa la metà della richiesta mondiale di rame), sia ad una effettiva difficoltà di approvigionamento. E TD Securities ricorda come non sia così semplice e veloce ripristinare i volumi di offerta di rame.
Ben diversa la situazione dell’alluminio che invece può contare su un forte incremento della domanda, specie cinese, ed una discreta offerta (tanto che gli investitori ne stanno letteralmente facendo scorta in attesa che i prezzi salgano ancora). Un dato può bastare per capire le dinamiche attuali, la Cina (che produce quasi la metà dell’alluminio mondiale) è diventata in agosto importatore netto per la prima volta in 11 anni. L’alluminio è ampiamente impiegato nell’industria automobilistica, e quella cinese è stata la prima a ripartire. Non solo, a settembre si è registrato il primo segno più del 2020 nelle immatricolazioni anche in Europa, dando ulteriore spinta alla domanda.
Un altro fattore fa sembrare molto più interessante la dinamica della domanda dell’alluminio rispetto a quella del rame. Il tutto è riassunto con il termine: infrastrutture. Riguarda la Cina ma anche gli USA. Il prossimo piano quinquennale cinese ed il programma elettora di Biden sembrano puntare molto proprio sugli investimenti in infrastrutture, cosa che – notano gli analisti ING – potrebbe irrobustire le prospettive dell’alluminio nei prossimi anni, anche prima di una vera ripresa economica globale.
Foto di THAM YUAN YUAN