La sostenibilità del debito pubblico è parte integrante del piano di recupero dell’economia mondiale dalla pandemia di covid-19. Se ne parla poco ma è un tema che ci accompagnerà per molti anni.
La pandemia che ancora, in questi giorni, accelera e si diffonde in molte parti del mondo, lascerà in eredità un pesante fardello. Nel 2020, ci ricorda l’FMI, il debito pubblico globale sfonderà quota 100% del PIL mondiale, toccando il 101,5%. Livelli che, statisticamente parlando, rappresentano un record storico, più alti di quelli registrati nel periodo della seconda guerra mondiale. Il tutto frutto di una risposta di politica fiscale globale che, calcola sempre l’FMI, ad oggi ammonta a qualcosa come 11 trilioni di dollari.
Non c’era altro modo di agire. La pandemia, con la sua rapida diffusione, sta richiedendo a tutte le nazioni interessate un consistente rafforzamento del sistema sanitario, un robusto sostegno al reddito dei cittadini ed una adeguata protezione del sistema industriale dal rischio di fallimenti a catena. E lo sforzo non finirà di certo qui. Il post-pandemia richiederà ulteriori impegni finanziari per accompagnare l’economia in una nuova dimensione – con quello che ne consegue in termini sociali – ed attrezzare il sistema sanitario ad affrontare futuri nuovi eventi pandemici.
La domanda che molti cominciano a farsi è fino a quando. Il rapporto deficit/PIL nel 2020 raggiungerà livelli record. Per le economie avanzate il rapporto toccherà, dalla ultime stime FMI, il 26%, cinque volte più di quanto previsto a gennaio. Per le economie emergenti si arriverà mediamente al 7% di PIL, il doppio rispetto alle stime di gennaio. Ed il deficit è visto in salita anche per i paesi low-income, con tutte le conseguenze che si possono facilmente immaginare.
Anche se forse non è politicamente il tempo più adatto per parlarne, i governi stanno già iniziando ad immaginare il percorso inverso. Un lento riallineamento del debito per tornare sui binari della sostenibilità. Il tutto senza chiudere mai i rubinetti degli investimenti ed evitando regimi di austerità deleteri. Una manovra che, come sottolineano anche da Wells Fargo, dovrà necessariamente essere coordinata, graduale e rigorosa. Brian Jacobsen, ricorda come il riassorbimento del debito USA post seconda guerra mondiale avvenne nel corso di decenni. Ipotizzando una crescita nominale del 4%, calcolano in Wells Farg, ed un tasso di interesse a lungo fermo attorno all’1,5%, è ipotizzabile una riduzione di 2,5 punti percentuali di debito all’anno.
Gli strumenti di questo lento ritorno alla sostenibilità del debito pubblico sono già stati più volte ricordati. Innanzitutto è fondamentale il mantenimento di tassi di interesse il più bassi possibile. E questo sarà il compito della politica monetaria da qui ai prossimi anni. Dal lato fiscale si dovrà agire sia sui trasferimenti, con la riduzione – molto graduale – delle misure emergenziali; sia sul lato delle entrate, ad esempio aumentando la progressività delle imposte (quindi più aliquote e non meno).
Foto di Harry Strauss