Giornata macro dedicata alla manifattura ed agli effetti del covid-19 sul dato PMI di marzo. Una picchiata generale, al di qua ed al di là dell’oceano con il ritorno in zona contrazione in quasi tutte le economie monitorate, con valori che si avvicinano o superano quelli del 2009. Peggio dovrebbe andare al settore dei servizi. Questo ed altro nella K Briefing di metà settimana.
Manifattura europea in netto ribasso. La revisione del dato di marzo relativo al PMI manifatturiero mostra, in tutta la sua velocità, il cambiamento di scenario dovuto all’arrivo del covid-19 Il dato dell’eurozona scende a 44.5 dal 49.2 di febbraio, segnando così il peggior calo mensile dal 2012. Scendono tutte le componenti con un calo vistoso di nuovi ordini, output ed acquisti. Il dato non era inatteso e manca di poco le aspettative degli analisti.
Per quel che riguarda i singoli stati, la “classifica” dei più colpiti sembra rispettare, in parte, la cronologia della pandemia. Italia, Grecia, Francia, Irlanda, Germania, Spagna e Austria. Per il nostro paese la contrazione dell’indice PMI è la peggiore da 23 anni (vale a dire da quando viene effettuato il sondaggio). La componente ordini torna ai livelli della crisi finanziaria del 2009. Male anche la componente occupazione (ai minimi dal 2012) e le aspettative sui prossimi 12 mesi. Queste ultime raggiungono il minimo record dal 2012. Gli altri paesi seguono sostanzialmente la stessa falsariga, confermando la previsione di una forte discesa del PIL nel primo e nel secondo trimestre del 2020. Primo mese sotto quota 50 da tre anni a questa parte anche per la Grecia.
Una nota particolare merita l’Olanda, uno dei paesi più riottosi all’ipotesi coronabond, che a marzo fa segnare ancora una piccola variazione positiva dell’indice PMI manifatturiero. Ma si tratta di un semplice scarto temporale. La componente nuovi ordini scende ai livelli del 2011, mentre le aspettative sulla condizione economica rintracciano i valori del 2012.
Fuori dall’eurozona, poche differenze. L’ondata di gelo sulle attività economiche travalica i confini dell’eurozona e colpisce anche le economie più pimpanti fino a qualche mese fa. La Repubblica Ceca vede il PMI manifatturiero di marzo raggiungere un nuovo minimo storico, mentre molte componenti rivedono i livelli del 2009. Male anche Ungheria, Polonia, Norvegia e Svizzera. Tutte con indicatori prossimi ai livelli della crisi del 2009.
UK, niente voce fuori dal coro. Non va in controtendenza la manifattura inglese, anch’essa alle prese con il covid-19. A marzo l’indice PMI elaborato dall’istituto IHS Markit segna 47.8, un ritorno nella zona contrazione dopo il 51.7 di febbraio. Per capire il danno alla catena di distribuzione basti citare il dato sui tempi di spedizione, che raggiunge il suo massimo da 28 anni a questa parte (vale a dire da quando esiste il sondaggio PMI).
Brasile, a marzo PMI manifatturiero segna contrazione. Mentre la produzione industriale a febbraio ha segnato un +0.5% su mese (secondo rialzo consecutivo, -0.4% a livello tendenziale), i dati PMI manifatturiero di marzo suonano l’allarme per l’economia carioca. Dal 52.3 di febbraio si passa in zona contrazione a 48.40, livelli che non si vedevano dal 2017.
Canada, PMI manifattura giù su arrivo covid-19. L’RBC manifacturing PMI scende a marzo sotto quota 50 e si porta a 46.1 (da 51.8).
USA, sondaggio ADP segnala prime perdite di posti di lavoro. Il tradizionale sondaggio ADP, che anticipa i dati ufficiali del mercato del lavoro statunitense, segna -27mila posti di lavoro a marzo. Il dato è nettamente migliore rispetto alle attese (-150mila) ma in decisa controtendenza rispetto al +183mila del mese precedente.
USA, ISM marzo: manifattura in calo. L’indice elaborato dall’istituto ISM cala per il terzo mese consecutivo e si porta in zona contrazione a 49.1 (da 50.1). Scendono tutte le componenti, dai nuovi ordini all’occupazione, fino alle aspettative sui prossimi mesi. Imprese preoccupate dal covid-19 e dalle fibrillazioni del mercato energetico.
Cina, Caixin China General Manufacturing PMI conferma riaccensione economia. L’indice Caixin a marzo torna sopra quota 50 (50.1) dopo il 40,3 di febbraio. La macchina economica cinese si è rimessa in moto ma non mancano i problemi. La componente nuovi ordini rimane debole e con essa quella relativa alle esportazioni. In calo anche la componente occupazione. Anche i prezzi sono visti in discesa mentre la fiducia nei prossimi 12 mesi torna ai livelli record di febbraio. Questo è molto probabilmente l’andamento che dovremo attenderci tra aprile e (soprattutto) maggio anche nell’eurozona.
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