Il dato di giornata è sicuramente il PMI cinese a marzo. Il settore manifatturiero rimbalza ma non si può parlare di guarigione. Dati in peggioramento per la fiducia di imprese e consumatori in UK e USA. Questo ed altro nella K Briefing odierna.
PMI cinese, a marzo rimbalzo. Dopo la frenata di febbraio l’indice sullo stato di salute del settore manifatturiero cinese risale la china. Un dato positivo, certamente, ma da prendere con le pinze. Due sono gli aspetti da considerare. Il primo riguarda la dimensione del rimbalzo. Il dato passa da 35.7 a 52, il rialzo era scontato, vista la riapertura delle attività produtive ed una capacità di produzione cinese ormai al 90%. Meno scontato era il ritorno sopra quota 50, il mercato infatti si attendeva un PMI manifatturiero a 45. A trainare sono stati i nuovi ordini e l’output (attesi) ma anche un certo ottimismo sulle aspettative, che passa da 41 a 54 punti.
L’altro aspetto riguarda le esportazioni ed i prezzi, qui il piatto continua a piangere, con i due sottoindici che continuano a calare. La componente prezzi cala per la prima volta in 4 mesi.
Occorrerà attendere conferme dai dati sulle vendite e sulla produzione industriale. Per il momento si può dire che si va verso una stabilizzazione della situazione.
Inflazione eurozona. Come anticipato dai dati tedeschi di ieri, il livello dei prezzi tende a scendere per il combinato effetto della pandemia e del prezzo del petrolio. Su base annua la stima di inflazione a marzo è dello 0.7%, contro lo 0.8% delle attese ed in ritirata dal’1.2% di febbraio. La dinamica sembra essere consolidata: giù pesantemente i prezzi dell’energia, frenata dei prezzi dei servizi e inflazione alimentare in controtendenza. Tolta la parte più volatile (energia ed alimentare), l’inflazione core si stabilizza sull’1% annuo. Sembrano quindi svanite le preoccupazioni di una spirale inflattiva dovuta allo shock dell’offerta ma si presenta un problema opposto, un rischio deflattivo dovuto alla depressione dei consumi.
Disoccupazione tedesca, prima della tempesta. Il dato mensile sulla disoccupazione tedesca ci dice poco ancora sugli effetti del coronavirus. L’istituto di statistica avverte che la rilevazione fotografa il mercato del lavoro al 12 marzo scorso, prima che “scoppiasse” il covid-19. Dati passati, quindi, che raccontano come il mercato del lavoro tedesco fosse comunque solido. 5% di disoccupazione, stabile sui minimi storici ed una variazione mensile di mille disoccupati in più rispetto a febbraio.
USA. Dati sentiment dalla zona di Chicago… Il Chicago Business Barometer scende a marzo a quota 47.8, 1.2 punti in meno di febbraio ma meno di quanto si attendevano i mercati. Nell’indicatore emergono però tutte le caratteristiche della crisi: meno ordini, riduzione delle scorte, allungamento dei tempi di spedizione. Tiene ancora la componente occupazione. Occorre però ricordare che il sondaggio è stato condotto nella prima metà del mese, prima che esplodesse il problema covid-19.
…e CB Consumer Confidence. L’indice sulla fiducia dei consumatori scende sensibilmente a marzo, sull’onda della pandemia, ma rimane abbastanza solido il Present Situation Index, a dimostrare una robustezza di base dell’economia americana che potrebbe essere il vero vaccino “economico” per recuperare, in tempi brevi, dalla recessione prevista per i primi due trimestri del 2020.
UK, sondaggio GfK segna deterioramento fiducia imprese e consumatori. Anche nel Regno Unito scendono a marzo gli indicatori di fiducia di imprese e consumatori, un campanello d’allarme per l’andamento dell’economia nei prossimi mesi. La causa è sempre da ricercare nell’incertezza, esacerbata dalla pandemia di covid-19. Un dato su tutti. Alla vigilia del lockdown 3/4 delle 1200 imprese intervistate dichiarava che il coronavirus aveva già impattato sull’attività o lo avrebbe fatto a breve. Tra i settori più pessimisti (anche sotto il punto di vista occupazionale) servizi e commercio.
Foto di Pexels