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Africa tra tassi e debito. Il coronavirus spaventa i mercati.

Il coronavirus Wuhan spaventa i mercati finanziari a causa delle possibili ripercussioni sull’economia cinese. Intanto dal Kenya arriva un inaspettato taglio dei tassi di interesse, in linea con la tendenza di molte altre economie emergenti. Questo ed altro nella prima K Briefing della settimana.

Coronavirus. Le preoccupazioni sulla velocità di diffusione del coronavirus Wuhan e la difficoltà nell’arginarlo da parte delle autorità cinesi, scuotono i mercati. Azioni, petrolio e yuan sono gli asset più colpiti. I mercati ragionano sulle possibili conseguenze che un’epidemia potrebbe avere sulle economie coinvolte. In particolare la Cina ha annunciato un prolungamento delle ferie di capodanno fino al 2 febbraio. Un blocco della produzione e dei consumi cinesi, con le conseguenze sulle economie più vicine, sono alla base delle preoccupazioni degli investitori. In attesa di capirne qualcosa di più, ecco tornare un atteggiamento risk off, con i Treasury americani e la liquidità a rappresentare gli strumenti più gettonati per attraversare le prossime settimane.

Africa, tra debito e tassi. La banca centrale del Kenya decide di tagliare i tassi, passando dal’8.5% all’8.25%. Decisione a sorpresa che viene giustificata dall’istituto con la necessità di stimolare la crescita economica, ancora sotto potenziale, sfruttando una sostanziale stabilità dei prezzi. Si tratta del secondo taglio dei tassi consecutivo e si inserisce in una più ampia politica monetaria espansiva messa in atto negli ultimi mesi dalle economie emergenti.

Intanto si complica la situazione del Congo, il cui debito pubblico potrebbe essere molto più alto della stima fatta dall’IFM. Lo stato africano ha già aderito a luglio scorso ad un piano di ristrutturazione del debito con il Fondo Monetario Internazionale ma i dati raccolti da Global Witness (12.5 miliardi di dollari di debito in più ed una gestione oscura della compagnia petrolifera nazionale) potrebbero rendere ancora più drammatica la situazione.

IFO Germania, ancora debole. A gennaio l’indice sulla fiducia delle imprese zoppica, con la componente sulle condizioni attuali in frazionale miglioramento (ma sotto le attese) e le aspettative che rintracciano rispetto alla rilevazione precedente. Alla fine, il dato complessivo segna 95.9, in ribasso rispetto al 96.3 di dicembre. Dall’istituto che redige il sondaggio si preferisce però concentrarsi sulla tendenza, che da qualche mese vede riemergere dalla crisi il settore industriale.

Finlandia, peggiora clima fiducia. Dati in calo per la fiducia sia dei consumatori che delle imprese. A gennaio entrambe gli indicatori peggiorano rispetto alla lettura precedente.

Francia, disoccupazione ai minimi da 6 anni. Il numero di chi cerca lavoro si riduce, passando da 3.302 mila a 3.292 mila. Il dato si porta così al minimo da sei anni e conferma la resilienza dell’economia francese di fronte al rallentamento della congiuntura europea.

Vendita di nuove abitazioni USA, minimo a 5 mesi. A dicembre la vendita di nuove case scende ai minimi da 5 mesi, pur rimanendo su volumi di vendita annualizzati (694mila) prossimi ai massimi pre crisi. Aumentano leggermente i prezzi del +0.5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Image by Gerd Altmann

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