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WEF Global Competitiveness Report 2019. USA scalzati da Singapore.

E’ stato pubblicato ieri il Global Competitiveness Report del WEF (World Economic Forum). Una fotografia, a 10 anni dalla crisi finanziaria, sulla competitività di 141 economie. Gli USA non sono più primi, in un quadro che evidenzia come, in un oceano di liquidità, vi sia la necessità di stimoli fiscali.

10 anni e 10 trilioni di dollari dopo. Sono passati due lustri dalla crisi finaziaria del 2008 ed in questo lasso di tempo le banche centrali hanno riversato nel sistema qualcosa come 10 mila miliardi di dollari. Parte da qui il racconto del Global Competitiveness Report 2019 elaborato dal WEF; e quello che segue non è certo esaltante.

Il rapporto evidenzia come l’economica mondiale sia prigioniera di una crescita bassa o, in alcuni casi, piatta. Quello che viene definito un decennio perso (a decade lost), è stato caratterizzato da una diminuzione della produttività, un aumento delle disuguaglianze, il ritorno del protezionismo ed un marcato aumento della velocità dei cambiamenti climatici. Da qui la crescita di un sentimento di avversione nei confronti del capitalismo, della globalizzazione, della tecnologia e delle cosiddette elite.

Un mondo che sembra essersi dimenticato dei grandi temi. Sul fronte della riduzione della povertà si è rallentato. Ad oggi il 46% della popolazione mondiale sopravvive come meno di 5,5 dollari al giorno. Dopo anni di riduzione è tornato ad aumentare il numero di persone che soffre la fame. Dai 784 milioni del 2015 agli 826 milioni di oggi.

Uno scenario di contrasti dal quale il ruolo della politica monetaria non ne esce benissimo. Quell’enorme quantità di moneta erogata dalle banche centrali ha si permesso di uscire dalla recessione causata dalla crisi del 2008, ma ha finito con l’incidere negativamente sulla produttività, allocando risorse in maniera generalizzata e consentendo il proliferare delle famose “zombie firms“.

Il Global Competitiveness Report sottolinea che, ora come non mai, è necessario porre in atto una forte azione di stimolo (fiscale) agli investimenti, specie nelle economie avanzate che soffrono di una crescita stagnante. Investimenti che devono toccare ambiti cruciali quali l’educazione, la tecnologia e la sostenibilità.

Il rapporto del World Economic Forum stila, infine, la classifica dei paesi più competitivi. Si scopre così che Singapore è il paese più vicino alla frontiera della competitività. Toglie lo scettro agli USA, indeboliti da un aumento dell’incertezza dei business leaders e da un’economia meno aperta al commercio internazionale rispetto al passato. L’Olanda è il primo paese europeo, l’Argentina è l’ultima del G20.

La top ten del Global Competitiveness Report – Fonte: https://www.weforum.org/reports/

Si scopre che Danimarca, Uruguay e Zimbabwe sono i paesi con il maggior incremento di utilizzo di energie rinnovabili. I paesi del nord del pianeta si confermano avamposto per quel che riguarda le condizioni di vita dei propri cittadini, ma anche nell’utilizzo della tecnologia. La zona dell’Asia-Pacifico si conferma la più competitiva.

L’Italia? E’ in 30° posizione, guadagna una posizione rispetto al 2018 e soffre, soprattutto, per il mercato del lavoro (90° posizione su 141), la scarsa stabilità macroeconomica (63°) e l’adozione delle nuove tecnologie (53°).

Foto di Pete Linforth

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