Security selection, asset allocation e diversificazione

Quando si investe in azioni lo si fa molto spesso – ed in maniera condivisibile – “acquistando il mercato”, raramente ci si concentra sulle caratteristiche delle singole società che compongono il paniere. Operare una security selection può integrare i portafogli senza interferire con l’asset allocation e la diversificazione.

Cosa intendiamo per security selection? 

La logica della security selection è sostanzialmente quella di individuare ed investire – in ottica di lungo periodo – in una selezione di società che presentano buone prospettive di sviluppo nel futuro ed offrono una distribuzione di dividendi costanti nel tempo. Si tratta di un metodo di investimento che potremmo chiamare anche del cassettista.

Cosa influisce sul rendimento di un investimento? Prima di tutto viene l’asset allocation.

Un famosissimo studio di Brinson, Hood e Beebower dimostra come la performance di un investimento è spiegata per il 91,5% dall’asset allocation (ossia la suddivisione dei propri investimenti tra azioni, obbligazioni e liquidità); solo un 9,5% è spiegato da tipologie di gestione attiva quali la security selection od il market timing.

Quando parliamo di security selection stiamo perciò parlando di qualcosa che contribuisce solo marginalmente al rendimento del nostro portafoglio. Questo significa che, prima di ogni altra cosa, occorre fare una scelta strategica, individuare la matrice rischio/rendimento più adatta al proprio profilo di rischio ed al proprio obiettivo di investimento. Solo una volta ripartite le risorse tra le varie asset class potremmo prendere in considerazione la security selection.

Security selection e diversificazione

In tema di diversificazione torna sempre alla mente il mitico Warren Buffet che, qualche anno fa, definiva la diversificazione come “ciò che la gente fa per proteggere se stessa dalla propria stupidità. Privi dell’intelligenza e della competenza necessarie per fare cospicui investimenti in pochi asset, essi si proteggono dalla follia dell’ignoranza distribuendo il loro capitale su diversi investimenti, per la qual cosa, alla fine, ciò che ne consegue  è più uno zoo che un portafoglio.

Parole taglienti, che rischiano di disorientare, ma che vanno lette come un bonario avvertimento. La diversificazione, che rimane basilare per ogni comune mortale investitore,  non va fatta con un atteggiamento quantitativo (più mercati metto nel portafoglio e meglio sto) ma con un atteggiamento qualitativo (più mercati poco correlati ho in portafoglio e meglio è).  Non è il numero di mercati o di strumenti presenti nel portafoglio a ridurre il rischio ma la qualità dei mercati e degli strumenti, valutata nella bassa correlazione tra i vari elementi.

In quest’ottica la security selection non cozza contro il principio della diversificazione. La selezione degli strumenti, intesa come ultimo passaggio di un processo di investimento che passa necessariamente attraverso l’asset allocation, può migliorare la qualità del nostro portafoglio. Attenzione. La selezione deve essere effettuata, riprendendo le parole di Buffet, usando l’intelligenza e la competenza necessarie. Occorre quindi evitare una selezione naif, fatta seguendo la “moda del momento” o la performance nell’ultimo semestre.

 

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