Il piano di ristrutturazione di MPS, tappa fondamentale per il salvataggio della banca senese, ha ricevuto il via libera dalla Commissione europea ed oggi verrà presentato agli investitori. Intanto lo stato si prepara ad entrare nel Monte con 5,4 miliardi di euro. 4,3 miliardi è il contributo derivante dal burden sharing, 1,5 miliardi destinati a sottoscrittori bond subordinati retail.
Pulita dagli NPL (26 miliardi di euro che finiranno in una società veicolo finanziata da fondi privati e da Atlante II) e ricapitalizzata, MPS si appresta a presentare il nuovo piano di azione che la vedrà, nei prossimi 5 anni, rimodellare il proprio business puntanto su PMI e clientela privata.
Dopo 6 mesi di contrattazione, la Commissione Europea ha dato il via libera all’entrata nel capitale della banca senese dello stato italiano che diventerà azionista principale con il 70% del capitale. Un’operazione da 5,4 miliardi che potrà avvenire solo dopo il burden sharing, ossia il sacrificio di azionisti ed obbligazionisti subordinati, da 4,3 miliardi di euro.
Occhi puntati, ora, al capitolo subordinati retail. La banca, lo ricorderete, ha infatti piazzato 2,16 miliardi di euro di bond subordinati alla propria clientela non professionale (piccoli risparmiatori). Cosa succederà ai detentori di questi titoli?
I punti di partenza sino ad ora sembrano essere questi:
- Per questa partita lo stanziamento sarà di 1,5 miliardi di euro
- I detentori potranno chiedere un rimborso verificata la presenza del misselling, ossia della vendita in maniera scorretta
- Sono esclusi tutti coloro che hanno acquistato i titoli dopo l’entrata in vigore del bail in (gennaio 2016)
- Il rimborso avverrà ai prezzi di acquisto.
Il meccanismo, che dovrà essere messo nero su bianco da un apposito decreto, dovrebbe sostanzialmente prevedere che MPS scambi le obbligazioni subordinate con azioni e che queste vengano poi riacquistate dallo stato. Il rimborso potrà essere richiesto solo in presenza di misselling.
Le questioni sul tavolo sono tante, due su tutte e molto preoccupanti:
1 La valutazione sul misselling. Con quali modalità verrà accertata la presenza di una vendita non corretta? Sarà il cliente a doverlo dimostrare (molto probabile) o la banca ammetterà una pratica non corretta generalizzata (cosa che aprirebbe le porte a molti contenziosi – poco probabile)?
2 Il valore del rimborso. Le obbligazioni saranno scambiate con le azioni ad un prezzo non superiore al prezzo di acquisto (generalmente sotto 100). Lo stato riacquisterà le azioni, sempre secondo le linee guida stilate in febbraio, ad un prezzo inferiore rispetto a quello della conversione. La perdita per i detentori di bond retail potrebbe quindi arrivare ad assestarsi sul 20-30%.
Non volendo essere pessimisti concediamo il beneficio del dubbio a Stato ed MPS ed attendiamo le prossime mosse. Tuttavia non si può tacere il fatto che la strada per il rimborso sarà tutto fuorchè in discesa.