Se vi è capitato qualche volta di guardare un canale TV dedicato al mondo della finanza, verso le tre del pomeriggio, è molto probabile che di fronte a voi siano apparse le immagini di una campanella suonata in mezzo ad un gruppo di persone sorridenti affacciate ad una balaustra all’interno della Borsa di New York.
Il primo giorno di quotazione in borsa per una società è un po’ come il primo giorno di scuola, ragion per cui, a Wall Street come altrove, si è soliti organizzare una piccola cerimonia di benvenuto. A Wall Street, NYSE o NASDAQ che sia, questa cerimonia prevede tutte quelle cose scritte sopra e accade con una frequenza quasi bisettimanale. E in Europa?
A questo punto i coriandoli lasciano spazio ai numeri e sono molto più significativi. Malgrado le incertezze ed i tassi di interesse elevati, nel 2023 negli USA le IPO (le offerta iniziali che portano al collocamento) sono state 154 (in pratica un collocamento ogni due giorni). Non il miglior anno in assoluto ma in recupero rispetto al 2022. (Per curiosita, nel 2021 le IPO furono addirittura più di 1000!). La maggioranza dei collocamenti dell’anno scorso ha riguardato società del settore tecnologico o biotecnologico. Il 2024 si sta rivelando in ulteriore ripresa con 143 IPO già completate e sette pronte al lancio entro fine settembre.
E in Europa? Ecco i numeri: nel 2023 ci sono state 107 IPO che hanno raccolto un totale di 10,2 miliardi di euro. Un dato in calo del 35% rispetto all’anno precedente, quando furono raccolti 15,6 miliardi di euro. Nel 2024, il mercato delle IPO in Europa ha registrato una notevole ripresa. Durante la prima metà dell’anno (H1 2024), sono state finalizzate 47 IPO, il quadruplo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ma metà rispetto a quelle statunitensi (95).
Se la tendenza al di qua e al di là dell’Oceano è per una ripresa delle attività di collocamento dopo un biennio (2022-2023) piuttosto complicato, non sfugge la differente dimensione ed il differente dinamismo tra le IPO “nostrane” e quelle statunitensi. Anche i settori coinvolti sono spesso molto differenti: più tecnologia ed innovazione negli USA, più consumi di base e moda in Europa.
Foto di Tumisu