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Seconda metà del 2024 tra dazi e transizione green?

Il tempo corre in fretta e siamo oramai prossimi ad entrare nella seconda metà del 2024. E per il commercio internazionale i mesi che ci separano dal 2025 saranno decisamente intensi, parole d’ordine saranno dazi e transizione green. Vediamo due tra i principali spunti su cui anche i mercati finanziari ragioneranno nei prossimi mesi.

La prima parola chiave, dazi, non è certo una novità nel nuovo ordine mondiale che si sta andando a creare. Ma la seconda metà del 2024 si annuncia particolarmente “calda” su questo fronte. Protagonista principale questa volta sarà l’Europa ed il tavolo su cui si gioca è quello del settore automobilistico. Se il nuovo organigramma politico dell’Unione Europea non deciderà di fare una repentina retromarcia (ipotesi al momento molto poco probabile, anche visti i primi numeri delle elezioni) nelle prossime settimane verrà annunciato un incremente dei dazi sull’importazione di veicoli elettrici dalla Cina, con la percentuale che dovrebbe passare dal 10% al 20%.

Stando ai dati riportati dall’agenzia Bloomberg, si tratterebbe di una mossa in grado di ridurre la fetta di esportazioni di EV cinesi in una percentuale compresa tra il 15% ed il 30%, spingendo le case automobilistiche coinvolte (BYD, Geely e SAIC ) ha aumentare i prezzi di vendita dal 5% al 10%. Sempre secondo gli analisti interpellati da Bloomberg, si tratta di uno scenario che non spazzerebbe via del tutto la convenienza del prodotto cinese rispetto a quella delle auto europee. Il nuovo profilo tariffario dovrebbe entrare in vigore a novembre, il che significa quattro mesi di fitte trattative tra le parti, al momento molto distanti, con Pechino pronta ad aumentare a sua volta i dazi sulle auto europee.

La seconda parola chiave è transizione green ed ancora una volta la protagonista è l’Europa con il suo EUDR (European Union Deforestation Regulation). La nuova normativa contro la deforestazione prevede che entro la fine dell’anno le grandi aziende che importano sul territorio europeo caffè, cacao, soia, olio di palma, bestiame, gomma e legno e i prodotti da essi derivati, dovranno dimostra che nelle loro catene di approvvigionamento non ci sia traccia di terreni sottoposti a deforestazione (legale o illegale) dal 2020 in poi. Un tracciamento estremamente scrupoloso che rischia di mettere in difficoltà qualcosa come 110 miliardi di dollari di scambi commerciali e che potrebbe avere conseguenze sul livello dei prezzi al consumo nei paesi del blocco. I paesi più esposti a questa nuova regolamentazione sono Costa d’Avorio, Honduras e Uruguay, ma forti preoccupazioni vengono espresse dall’International Trade Centre soprattutto per le tante, tantissime piccole e micro realtà imprenditoriali coinvolte nella coltivazione e nella raccoltà di cacao o caffè, talvolta ancora ignare dei nuovi vincoli.

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