Materie prime alimentari, la variabile prezzi pesa sul 2023

Uno studio del Fondo Monetario Internazionale ci ricorda quali sono i fattori che incidono sull’andamento dei prezzi delle materie prime alimentari e di come possa evolversi la situazione nel corso del 2023.

Uno dei principali volani della crescita dell’inflazione nell’ultimo anno abbondante è stato senza dubbio il costo delle materie prime alimentari. La guerra in Ucraina ha amplificato un fenomeno che già da tempo andava delineandosi a causa dei sempre più repentini cambiamenti climatici. Così il FAO food index, l’indice delle Nazioni Unite che tiene conto dell’andamento delle principali materie prime alimentari, ha vissuto un anno letteralmente sull’ottovolante. Dopo il picco toccato ad inizio primavera, coincidente con il blocco del commercio del grano ucraino, l’indice ha registrato valori in calo per otto mesi consecutivi. L’ultima rilevazione a disposizione, quella di novembre, indica una pausa nel raffreddamento dei prezzi, con l’indice rimasto sugli stessi livelli di ottobre. Per qualcuno il segnale che le forza inflattive potrebbero riprendere il sopravvento nei prossimi mesi.

Come ricorda il lavoro di Christian Bogmans, Andrea Pescatori ed Ervin Prifti, pubblicato nell’ultimo Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, sui prezzi dei beni alimentari incidono diversi fattori macroeconomici e non. L’aumento dei tassi di interesse, il prezzo delle materie prime energetiche e dei fertilizzanti, per finire con la situazione climatica globale. I ricercatori dell’FMI, analizzando i dati storici, hanno riassunto le relazioni tra questi elementi in numeri. Così un aumento dell’1% del tasso di riferimento della FED conduce ad una riduzione, a distanza di un trimestre, dei prezzi delle commodities alimentari pari al 13%. L’incremento di un punto percentuale dei prezzi delle materie prime energetiche e dei fertilizzanti incrementa quelli delle materie prime alimentari rispettivamenti dello 0.2% e dello 0.45%.

Stando a queste cifre e considerando l’attuale scenario di politica monetaria e macroeconomico, la conclusione più ovvia da trarre è che nel corso del 2023 potremmo assistere ad un ulteriore calo dei prezzi delle materie prime alimentari. Si tratta di una evenienza al momento piuttosto probabile ma che si scontra, oltre che con le incertezze geopolitiche, con i fattori climatici. Uno in particolare: La Niña. Si tratta di un fenomeno climatico che porta le acque dell’Oceano Pacifico centrale e orientale ad avere temperature inferiori alla media e che influenza l’andamento delle stagioni in vaste aree della terra, aumentando fenomeni siccitosi nell’Africa orientale e negli USA, e portando inondazioni sempre più violente in Australia. Le conseguenze sui raccolti sono facilmente intuibili.

La Niña sta per entrare nel suo terzo anno consecutivo di presenza, un dato che nelle storia si è presentato per l’ultima volta nel triennio 1998-2001 e nel corso della prima grande crisi alimentare mondiale tra il 1973 ed il 1976.

Tornando al lavoro di Bogmans e dei suoi colleghi, appare significativo un dato: un calo dell’1% del raccolto agricolo globale porta ad un aumento dell’8.5% dei prezzi delle materie prime alimentari. In questo senso l’andamento del clima e l’intensità degli eventi atmosferici estremi potrebbe rappresentare un pesante elemento inflattivo per l’anno appena iniziato.

Foto di Jim Black

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