Mentre alcuni studi avvertono che gli obiettivi di Parigi potrebbero non bastare, uno strumento fondamentale come l’abbattimento della CO2 nell’atmosfera rimane in secondo piano.
La crescita economica globale nei prossimi decenni passa anche, o forse soprattutto, dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, la cui alta concentrazione è tra le principali cause dei rapidi cambiamenti climatici ai quali stiamo assistendo, cambiamenti che rappresentano una grave minaccia alle attività economiche umane in molte zone del pianeta.
Un recente studio, condotto da un team di scienziati guidato da David Armstrong McKay (Università di Stoccolma) e pubblicato sulla rivista Science, lancia un ulteriore campanello d’allarme: anche l’obiettivo di Parigi – mantenere il surriscaldamento sotto gli 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale – potrebbe non impedire che alcuni “punti di non ritorno” si materializzino con le loro nefaste conseguenze. In altri termini le politiche contro il climate change dovrebbero alzare l’asticella e diventare ancora più ambiziose, anche se i numeri che abbiamo raccontato settimana scorsa certo non fanno pensare che questa accelerazione sia nell’aria.
Se ridurre le emissioni diventa insufficiente, allora l’unica via per provare a tamponare la situazione è quella di catturare l’anidride carbonica presente nell’aria. Si tratta di un tema poco affrontato nei dibattiti sul clima, ma che riveste un’importanza assoluta nel tentare di trovare una soluzione al problema. L’abbattimento della CO2 presente nell’atmosfera può essere effettuato attraverso programmi di riforestazione o con l’utilizzo di tecnologie in grado di “filtrare” – se possiamo usare questo verbo – l’aria e stoccare l’anidride carbonica. Proprio sul fronte delle tecnologie la sfida si fa cruciale, anche per le prospettive di crescita economica.
Uno studio condotto da Michael Burda e Leopold Zessner-Spitzenberg si sofferma proprio su quest’ultimo elemento: il rapporto tra abbattimento dell’anidride carbonica e prospettive di crescita economica. “Ripulire” l’atmosfera dalla CO2 ha un costo non indifferente e richiede un massiccio distaccamento di capitali e di lavoro dalle attività produttive. Questo, in assenza di interventi di finanziamento pubblico molto sostanziosi, può diventare un problema nel lungo periodo, riducendo la produttività delle imprese e quindi le prospettive di crescita economica. La soluzione? Investire da subito nella ricerca di nuove tecnologie in grado di ridurre l’impegno di capitali e lavoro. Meno si investe nelle attività di abbattimento, sostiene lo studio, e più si rischia nel lungo termine una nuova ondata di greenflation ed una minor crescita economica.
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