In un contesto mondiale a dir poco burrascoso si avvicina l’appuntamento con la COP27 a Sharm El Sheikh. L’organizzazione no-profit CDP lancia l’allarme: sulla riduzione delle emissioni il G7 è in netto ritardo.
Il tempo corre veloce e da quella COP26 di Glasgow che doveva essere il punto di svolta nella lotta globale al cambiamento climatico è passato quasi un anno. Uno spazio temporale nel quale è successo di tutto, incluso lo scoppio di una guerra nel cuore dell’Europa che sta seriamente mettendo a rischio quell’obiettivo zero emissioni entro il 2050, rivitalizzando una tra le fonti fossili più inquinanti, vale a dire il carbone.
A due mesi dal COP27 di Sharm El Sheikh un report dell’organizzazione no-profit CDP ci dice che l’impegno preso a Parigi quasi un decennio fa scricchiola paurosamente. Secondo il report curato da CDP e dalla società di consulenza Oliver Wyman, nessuno dei settori industriali delle economie del G7 è in grado di ridurre le emissioni in maniera tale da rispettare il vincolo degli 1,5°C di riscaldamento medio entro fine secolo. Al momento, calcola il report, gli attuali target sulle emissioni industriali sono compatibili con uno scenario catastrofico, vale a dire con un surriscaldamento di 2,7°C entro fino secolo. Per intenderci, secondo l’ICCP uno scostamento di solo mezzo grado centigrado dal target di Parigi significa, ad esempio, aumentare di 2,6 volte la percentuale di popolazione mondiale esposta ad ondate di caldo estremo o aumentare di 10 volte la possibilità di avere estati con lo scioglimento completo dei ghiacci artici.
All’interno del G7 emergono però delle differenze non di poco conto. L’Europa conferma il suo ruolo guida nella lotta al cambiamento climatico e due tra le maggiori economie dell’area, Germania e Italia, mostrano i target più ambiziosi (+2.2°C ). Il settore dell’energia europeo, ad esempio, è l’unico ad ottenere una proiezione al di sotto dei 2° centigradi (1.9°C); meglio del settore energia nord americano (+2.2°C) e di quello asiatico (+3°C). Secondo il report CDP per l’Europa la proiezione sul surriscaldamento passerà dal +2.7°C del 2020 al +2.4°C nel 2024. E questo grazie soprattutto all’adozione sempre più massiccia di target di riduzione delle emissioni basati su criteri scientifici (Science-based targets, SBTs, +86% le società europee che li hanno adottati nel 2021).
Foto di Emilian Robert Vicol