Fame nel mondo, rischio riaccelerazione tra pandemia e clima

La fame nel mondo torna sotto i riflettori, con la pandemia ad aggravare un problema che altri fattori, e tra questi i cambiamenti climatici, possono ulteriormente amplificare nei prossimi decenni.

L’ultimo aggiornamento dell’ Internationa Food Security Assesment* curato dal Dipartimento dell’agricoltura USA, riaccende i riflettori sulla fame nel mondo e su come la pandemia rischi di deviare l’umanità dal percorso virtuoso intrapreso, faticosamente, da qualche decennio, e che aveva raggiunto nel 2014 il suo miglior risultato, portando il numero di popolazione mondiale afflitta dal problema della fame a 607 milioni di persone (200 milioni in meno in un decennio).

Monitorando 76 paesi middle e low income, destinatari di piani di aiuto alimentare da parte degli USA, emerge una situazione molto complicata: gli effetti sui redditi personali derivanti dalla crisi pandemica rischiano di portare entro la fine del 2021 una popolazione di 1,2 miliardi di persone in condizioni di difficoltà nell’approvigionamento di cibo (situazione che gli inglesi chiamano food insecurity, vale a dire il non potersi garantire le 2000 calorie giornaliere necessarie per la salute del nostro organismo); ben 291 milioni in più rispetto al 2020. Una prospettiva che amplierebbe di un terzo il totale della popolazione mondiale alle prese con la food insecurity.

Il report statunitense segue di poche settimane l’ultimo studio delle Nazioni Unite. A livello mondiale il fenomeno della food insecurity ha raggiunto nel 2020, l’anno della pandemia, numeri che non si vedevano da 15 anni, con i dati ONU ad indicare in oltre 720 milioni – un decimo della popolazione mondiale – le persone a rischio fame. E le dinamiche macro non giocano a favore. Se il 2020 ha visto una forte perdita di redditi personali, il 2021 rischia di aggiungere a questo quadro poco rassicurante un’ondata di inflazione alimentare. Il risultato è facilmente intuibile.

Tornando al report del dipartimento dell’agricoltura USA, vale la pena ricordare ancora un paio di numeri. Di quegli 1,2 miliardi di persone a rischio food insecurity nel 2021, il 72% vive in Asia, in paesi come il Bangladesh, l’India, il Pakistan e l’Indonesia. Altro dato: Yemen, Zimbabwe e Congo rischiano di raggiungere entro fine anno una percentuale dell’80% della popolazione alle prese con problemi di approvigionamento di cibo.

Numeri preoccupanti anche perchè, è bene ricordarlo, stiamo parlando di aree nelle quali la vaccinazione anti covid viaggia su percentuali di popolazione immunizzata ben al di sotto del 15% e quindi ad alto rischio di sviluppo di ulteriori varianti e di nuovi periodi di lockdown.

Su questo poco incoraggiante scenario si proiettano le ombre scure dei cambiamenti climatici che, come dimostrano i recenti avvenimenti in Messico, Brasile e Cina, possono ridurre ulteriormente l’accesso alle risorse alimentari.


* Baquedano, Felix, Yacob Abrehe Zereyesus, Constanza Valdes, and Kayode Ajewole.
July 2021. International Food Security Assessment, 2021–31, GFA-32, U.S. Department of Agriculture, Economic Research Service

Foto di Leroy Skalstad

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