La Germania ha chiuso l’ultimo trimestre 2020 con una crescita frazionale, un +0.1% che sorprende i mercati. Negli USA aumentano i redditi disponibili ma i consumi non ripartono. Questo ed altro nell’ultima K Briefing della settimana.
Germania, ultimo trimestre col segno più per il PIL. A sopresa l’economia tedesca è cresciuta anche nell’ultimo trimestre del 2020. Uno 0.1% in più rispetto al trimestre precedente che batte le attese di una crescita 0. Il 2020 si chiude con un PIL in contrazione del 5%, con il 2021 che dovrebbe presentarsi a due velocità: molto complicato nella prima metà (con il primo trimestre visto in contrazione) e con una seconda parte più positiva. Nel complesso le stime di crescita sono state limate di oltre un punto percentuale, dal +4.4% al +3%. Segnali positivi arrivano dal mercato del lavoro. In gennaio il numero di tedeschi disoccupati è sceso di altre 41 mila unità, poco sopra i 2.7 milioni. Si tratta del settimo mese consecutivo con il segno meno.
Francia e Spagna, ultimo trimestre. La Francia ha chiuso il 2020 con un PIL in flessione dell’1.3% su base trimestrale, mentre la Spagna segna un progresso dello 0.4%. Per la Francia si segnala un consistente rimbalzo dei consumi nel mese di dicembre, un +23% che rappresenta la miglior variazione mensile dall’aprile scorso. Per la Spagna torna il segno più anche per i prezzi al consumo. L’inflazione a gennaio balza al +0.6%, interrompendo nove mesi consecutivi di deflazione.
Giappone, produzione industriale a dicembre è peggiorata. La stima preliminare di dicembre scorso vede un nuovo arretramento per la produzione industriale giapponese, il secondo consecutivo: -1.6% su base mensile, -3.2% su base annua. Intanto la fiducia dei consumatori scende a gennaio a quota 29.6 dal 31.8 di dicembre, secondo mese consecutivo di ribasso, peggior valore da settembre scorso. Stabile a dicembre la disoccupazione che si ferma al 2.9%, il valore più basso da luglio scorso.
USA, segnali negativi dai consumi. Nel mese di dicembre, seppur di fronte ad un aumento del reddito percepito dello 0.6% rispetto al mese precedente (con i salari cresciuti dello 0.9% su base trimestrale negli ultimi tre mesi del 2020), le famiglie statunitensi hanno ridotto i consumi. Il -0.2% su base mensile è il secondo mese consecutivo di calo. Un segnale che, seppur migliore rispetto alle attese (-0.4%) ricorda la necessità di intervenire in tempi rapidi per sostenere la domanda interna USA. Sul fronte dei prezzi il PCE Index avanza dello 0.4% su base mensile, portandosi al +1.3% su base annua (core a +1.5%), numeri ancora sotto i target inflattivi della FED.
USA, indice fiducia Michigan di gennaio. Il risultato finale del sondaggio condotto dall’università del Michigan è in calo rispetto a dicembre e di due decimali sotto la stima preliminare. I 79 punti sono frutto soprattutto di un deterioramento della percezione della situazione attuale. Continua a migliorare anche in gennaio l’aspettativa sui prossimi mesi. Invariate le aspettative sui prezzi (inflazione: 3% a breve, 2.5% a 5 anni).
MNI Chicago Business Barometer. A gennaio l’indicatore dell’attività economica dell’area di Chicago sale a 63.8, battendo le attese e toccando il valore più alto dall’estate del 2018. Chiari e scuri nel sondaggio: produzione e nuovi ordini salgono ai massimi dal 2018; le aspettative di occupazione, invece, calano per il 19° mese consecutivo.
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