I dati di oggi ci dicono che le imprese dell’eurozona hanno fiducia nel futuro. Ora la grande sfida è salvare la fiducia dal coronavirus. Intanto negli USA la revisione del PIL del 4° trimestre mostra un leggero cedimento dei consumi. Questo ed altro nella penultima K Briefing della settimana.
Salvare la fiducia dal coronavirus. I dati di febbraio sulla fiducia economica nell’eurozona sono sopra le attese del mercato. L’indice complessivo tocca quota 103.5, massimo a nove mesi, quinto rialzo consecutivo da ottobre scorso. Segnali di miglioramento vengono dal settore manifatturiero, dai servizi e dai consumatori. Qualche dubbio in più nel settore delle costruzioni ed in quello delle vendite al dettaglio. In Italia la fiducia delle imprese è salita in questo mese a 100.6, il massimo da luglio 2019. Dato in miglioramento anche in Spagna. Su queste rilevazioni, che ci dicono come il quadro di fondo dell’economia mondiale tendesse al meglio, si dovrà valutare l’impatto del coronavirus. Il compito della politica (fiscale, monetaria) sarà quello di salvare questa fiducia, preservarla per accelerare la ripresa nel momento in cui tutto quello che stiamo vivendo sarà passato.
UK, cala produzione auto. Mentre, un po’ dimenticata dai media, la trattativa sul post Brexit tra Gran Bretagna e UE prosegue (non molto bene a dire la verità), arrivano i nuovi dati sulla produzione di auto in UK. Gennaio ha fatto segnare un -2.1%, quinto mese consecutivo in contrazione. Il settore ha registrato cali di produzione in 19 degli ultimi 20 mesi. Settore auto che, a livello globale, non se la passa bene. Nel 2019 si sono vendute il 4,5% di auto in meno dell’anno precedente e, stando alle ultime previsioni di Moody’s, nel 2020 la vendita di auto dovrebbe scendere di un ulteriore 2.5% (in peggioramento rispetto alla precedente stima di -0.9%). Nel 2021 la ripresa, ma dovrebbe essere modesta, attorno al +1.5%. Per Moody’s segnali positivi quest’anno solo dal Giappone (+0.4% di vendite).
USA, revisione del PIL del 4° trimestre. Il PIL americano è cresciuto del 2.1% annualizzato negli ultimi 3 mesi del 2019. La revisione non tocca il saldo, quindi, ma evidenzia un minore apporto da parte della componente consumi (+1.7% da +1.8%). Le vendite finali a consumatori americani sono state riviste dal +1.6% al +1.5%. Tendenzialmente questo potrebbe significare un leggero affaticamento della domanda interna, che è il motore della crescita statunitense. Gli ordini di beni durevoli, invece, mostrano segnali più incoraggianti. Il dato globale è diminuito a gennaio dello 0.2%, ma escludendo il settore difesa la crescita è del 3.6% mensile. Ancora, escludendo la parte trasporti (e quindi concentrandosi sugli investimenti in impianti) la salita è dell’1.1% rispetto al -0.5% del mese preceente.
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