Il cambiamento climatico e l’arrembante avanzata delle energie rinnovabili mette a rischio il rating – e non solo – delle compagnie petrolifere.
Il settore dell’energia in generale e le grandi e piccole compagnie petrolifere in particolare, si apprestano a vivere un altro anno sotto i riflettori. Un’attenzione non del tutto gradita, visto che l’interesse non sarà rivolto tanto ai profitti ma alla capacità di affrontare la sfida della transizione energetica. Un recente studio condotto da BloombergNEF ha evidenziato come l’intero comparto petrolifero faccia molta fatica ad innescare un processo di abbandono dell’energia fossile.
A sottolineare ancora una volta la delicatezza del momento ci ha pensato qualche giorno fa S&P Global Ratings. In un nota la società di rating ha affermato che nei prossimi mesi potrebbe vedersi costretta ad aggiornare, in negativo, le valutazioni di molte compagnie petrolifere. La motivazione sta nell’alto rischio industriale collegato alla gestione delle tematiche relative al cambiamento climatico.
Per l’industria del petrolio e del gas il livello di rischio è già passato da intermedio a moderatamente alto. Le motivazioni sono in larga parte collegate al cambiamento climatico: la concorrenza delle fonti di energia rinnovabile, la volatilità dei prezzi ed i profitti decrescenti.
Una presa di posizione, quella di S&P Global Ratings, che può avere pesanti conseguenze sulla capacità di reperire capitali sul mercato. Un downgrade porterebbe con sé la necessità di remunerare maggiormente i sottoscrittori di obbligazioni, senza contare la crescente riluttanza da parte degli investori – istituzionali e privati – ad impiegare denari in società dal profilo ambientale problematico.
La riprova di uno scenario sempre più ostile all’industria dell’energia fossile arriva da un sondaggio recentemente pubblicato dallo United Nations Development Programme. Condotto tra ottobre e dicembre scorso, su un campione di oltre un milione di persone sparse nel globo, il sondaggio ha rivelato che oltre 2/3 del campione ritiene il climate change un’emergenza globale. E tra le principali contromosse per evitare il peggio gli intervistati citano l’adozione di fonti di energia rinnovabile.
Philip Verleger, economista tra i massimi esperti del settore energia, ha recentemente ricordato come il tempo per le compagnie petrolifere stia scadendo. Verleger scrive testualmente che oltre il 2025 per il comparto c’è il buio. Nel breve periodo gli sforzi dell’OPEC manterranno prezzi in grado di rendere profittevole l’estrazione e la lavorazione del petrolio, ma ciò, assieme alla riduzione progressiva dei costi dell’energia rinnovabile, rappresenterà una sorta di canto del cigno. Il mondo dell’energia va da un’altra parte, l’allarme per le grandi multinazionali petrolifere è lanciato.
Foto di Terry McGraw