Obbligazionario nel 2021, i tre fattori da tenere sotto controllo

Cosa ne sarà delll’obbligazionario nel 2021? Se gli analisti sembrano essere piuttosto concordi nell’affermare che il prossimo sarà un anno favorevole all’azionario, i giudizi sul reddito fisso appaiono più sfumati ed incerti.

Tre sono i principali fattori da monitorare attentamente per capire quale direzione potrà prendere il comparto delle obbligazioni. E si tratta di tre fattori strettamente legati fra di loro: la velocità della ripresa economica, l’inflazione, le decisioni di politica monetaria.

Fulcro di ogni ragionamento è la ripresa economica. I dati ci dicono che il possente movimento di recupero visto nel terzo trimestre del 2020, nella maggior parte dei casi, anzi meglio dire Cina esclusa, si è incagliato di fronte alla seconda ondata di contagi di covid-19. Nelle ultime settimane le notizie sempre più incoraggianti sul fronte dei vaccini hanno ridato ottimismo, con gli investitori pronti a scommettere su un ritorno alla normalità nel corso del 2021. Ma l’ottimismo che già pervade i mercati azionari non deve trarci in inganno. La strada è ancora molto lunga e ricca di ostacoli. Per molti analisti dovremo aspettare l’autunno del prossimo anno per tornare a vedere una quasi normalità, vale a dire quando le campagne di vaccinazione saranno in una fase avanzata. Una ripresa economica sostenibile non può esistere senza un recupero nei settori più colpiti dalla pandemia (turismo, viaggi, settore ricettivo…), è per vedere questo recupero i tempi sono ancora lunghi.

Legato ai tempi della ripresa è il secondo fattore da tenere sotto controllo: l’inflazione. Qui il dibattito è molto acceso e gli economisti si dividono tra chi vede i prossimi mesi attanagliati da una fase di deflazione e chi si rifà alla storia e vede prezzi al consumo in netto rialzo nel futuro prossimo dell’economia mondiale. La soluzione potrebbe stare nel mezzo, con economie che potrebbero sperimentare un ritorno dell’inflazione (USA e – meno – gli emergenti) ed altre ancora condannate a prezzi anemici (l’Europa).

Il terzo fattore deriva dai due appena citati ma allo stesso tempo li contiene, ed è la politica monetaria. L’intervento delle Banche Centrali in soccorso all’economia ed ai mercati, facendo affluire liquidità nel sistema, ha sostenuto i prezzi delle obbligazioni, schiacciando verso lo zero i rendimenti e gli spread. Una situazione che durerà fino a quando gli investitori non cominceranno a prezzare un cambio di rotta nelle manovre monetarie delle principali Banche Centrali. E questo dipenderà sostanzialmente dalla velocità di ripresa dell’economia e dalla velocità di rialzo dei prezzi al consumo.

Più velocità acquisteranno i primi due fattori e più si avvicinerà il momento per FED & Co. di chiudere i rubinetti dei programmi di acquisto titoli e successivamente di rialzare i tassi di interesse.

Cosa si può dire osservando ora i tre fattori? Per l’obbligazionario il 2021 potrebbe seguire la falsariga del 2020. Ma con qualche accortezza in più, in termini di controllo del rischio e di selezione degli emittenti. Qualcuno suggerisce una strategia barbell con un mix tra governativi e high yield, molti sottolineano l’importanza di puntare sulla qualità e di tenere leggero il piede sulla duration. Vi è infine una maggioranza trasversale che ritiene i mercati emergenti dotati di maggiori opportunità di apprezzamento rispetto ai mercati avanzati, giunti forse ai limiti della saturazione.

Foto di Devanath

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