Economie asiatiche e cambiamento climatico. Rischi concreti entro il 2050

Senza adeguate risposte, le economie asiatiche rischiano, a causa del cambiamento climatico, di andare incontro a profondi mutamenti entro il 2050. Uno studio di McKinsey prova a disegnare qualche scenario.

Il cambiamento climatico, senza adeguate contromisure, espone le economie asiatiche a profondi cambiamenti. Ed i tempi sono molto stretti. Uno studio condotto da McKinsey prova a tracciare qualche scenario, da oggi al 2050, per 16 economie dell’area asiatica e del Pacifico, aree che molti analisti indicano come potenzialmente favorite per quel che riguarda l’andamento dell’economia nei prossimi decenni.

I ricercatori di McKinsey hanno prima di tutto individuato i principali rischi climatici che incombono sulle 16 maggiori economie dell’area, andando poi a verificarne i potenziali effetti su diversi aspetti socioeconomici.

I rischi individuati vanno dall’aumento della temperatura, all’estremizzazione di fenomeni meteorologici come le piogge e i tifoni, fino al verificarsi di prolungati episodi di siccità. Non si tratta di “rischi” futuribili ma di eventi che già nel corso degli ultimi anni hanno iniziato a mostrare tutte le loro catastrofiche potenzialità. In Cina, ricorda lo studio, le inondazioni del 2017 hanno coinvolto 2,7 milioni di persone con danni economici calcolati in 3,55 miliardi di dollari. In Australia, altro dato citato dallo studio, il rischio che si possano verificare condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo di incendi è aumentato del 30% dal 1900 ad oggi.

Ed è proprio la tendenza il principale fattore di preoccupazione. Nello scenario RPC8.5, il peggiore possibile in termini di aumento delle emissioni di CO2, molti degli stati dell’area vedrebbero salire in maniera rapida, già entro il 2050, le probabilità che si verifichino gli eventi estremi citati in precedenza. Così India, Bangladesh e Pakistan potrebbero essere i primi paesi a sperimentare ondate di caldo letali (tre giorni consecutivi con temperatura massima superiore a quella sopportabile per le attività umane). Cina, Corea del Sud e Indonesia vedrebbero quadruplicare il rischio di alluvioni, il Giappone triplicare il rischio di tifoni. Australia e Cina vedrebbero aumentare notevolmente i periodi di siccità in alcune loro zone.

Secondo la ricerca di McKinsey queste tendenze andrebbero ad impattare direttamente sui principali aspetti legati alla vita ed all’attività lavorativa di queste aree. Considerando in particolare aspetti come le condizioni di vita e lavoro, l’approvvigionamento di cibo, le infrastrutture, il capitale ed i beni naturali.

Per esplicitare meglio i possibili impatti, lo studio utilizza alcuni indicatori. Tra questi, la percentuale di ore lavorative svolte all’aperto, l’andamento del rapporto tra domanda e disponibilità di acqua dolce, il rischio di perdita di infrastrutture ed investimenti fissi, la resa delle coltivazioni di cereali.

Entro il 2050, sempre sotto ipotesi RPC8.5, tutti e 16 i paesi analizzati sperimenterebbero conseguenze negative su almeno uno degli indicatori presi in considerazione, 12 paesi vedrebbero modifiche sostanziali su almeno 3 indicatori. In particolare appare decisamente consistente il possibile impatto sulle ore di lavoro all’aperto. Umidità ed alte temperature non permetterebbero il lavoro all’esterno per molte ore al giorno, con gravi impatti sul settore dell’agricoltura e non solo.

Foto di Sasin Tipchai

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