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Mercati finanziari, la liquidità si accumula

La grande variabile sui mercati finanziari è la liquidità ed attualmente, tra fondi monetarie e depositi, se ne sta accumulando in grande quantità.

Secondo i calcoli più recenti di Refinitiv Lipper il totale di investimenti in fondi monetari quotati negli USA ha raggiunto la cifra record di 4,6 trilioni di dollari. Per trovare cifre simili occorre andare indietro nel tempo di un bel po’, fino al 1992. Ma non è tutto. Perchè ai fondi occorre aggiungere tutto quanto fa liquidità: dai depositi bancari alle cassette di sicurezza. Insomma una vero e proprio oceano di liquidità che la crisi delle borse di marzo ha fatto scivolare via dagli assets più rischiosi, in attesa di tempi migliori e, sopratutto, di certezze sui tempi e sui modi della risoluzione della crisi sanitaria legata al covid-19.

Una montagna di liquidità che, se riversata sui mercati finanziari, può dare un bel po’ di benzina. Ma questa enorme catasta di denaro è anche il segnale chiaro e lampante di quanto gli investitori, la maggioranza, non si fidi ancora delle borse e non si sia lasciata convincere dal prodigioso recupero avvenuto tra la fine di marzo scorso e la fine di maggio. E proprio quanto successo una quindicina di giorni fa può aver allontanato, se possibile, di un altro po’ ogni decisione sui futuri impieghi per i soldi messi da parte.

Uno studio di Deutsche Bank ci conferma che la “fiducia” sul mercato azionario rimane ai minimi storici e notavamo proprio qualche settimana fa come i flussi verso ETF “contrarian” fosse in discreto aumento.

Cosa non convince? Innanzittutto molti investitori guardano con sospetto l’andamento opposto del mercato azionario e dei dati macroeconomici. Per quanto ci sia una ampia consapevolezza che i mercati agiscono sulle aspettative, rimane per i più difficilemente comprensibile capire quali aspettative si possano creare partendo dai dati reali (prospettive di utili in calo, disoccupazione in aumento, vendite mediamente di 10 punti più basse rispetto all’anno precedente, commercio internazionale in affanno, gestione dell’emergenza sanitaria che in alcuni paesi rasenta l’invisibile).

E se l’azionario rimane un dubbio, non è certo da meno il comparto obbligazionario. Perchè se i corsi azionari possono anche volare su aspettative difficili da delineare, i titoli obbligazionari si basano semplicemente sui conti economici (o ci sono i soldi per rimborsare o non ci sono).

Sospesi tra questi dubbi gli investitori vagano sballottati dalle alterne notizie. E come in una nave ad alto tasso di insubordinazione, corrono con il loro peso da una poppa a prua e viceversa, rendendo incerta la stabilità della nave. Si spera nella bonaccia.

Foto di Pexels

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