Atteggiamento degli investitori. Dai flussi ETF emerge una tendenza interessante

Un’analisi dei flussi in entrata ed in uscita sugli ETF per capire se e come è cambiato l’atteggiamento degli investitori dal pre-crisi ad oggi. E dai flussi degli ETF emerge una tendenza.

Gli indici americani hanno chiuso la settimana scorsa sui massimi da inizio di marzo. Lo S&P500 è passato dai 2237 punti del 23 marzo ai 2955 registrati venerdì scorso. Un recupero sostenuto dalla poderosa discesa in campo della FED e del governo americano, con un totale di quasi 4trilioni di dollari di liquidità messa a disposizione dell’economia per uscire dalla crisi covid-19.

Allo stesso tempo il Treasury a 10 anni è passato dall’1,26% di rendimento del 18 marzo allo 0.657% di venerdì scorso. Con l’Europa fragile ed i paesi emergenti a rischio, la corsa ai titoli di stato americani si è fatta sempre più corposa.

Già da soli questi due dati ci dicono molto del comportamento degli investitori negli ultimi due mesi. Una flight to quality innescata da una volonta di ridurre l’esposizione al rischio dei propri portafogli.

Per avere un quadro ancora più preciso sulle scelte di investimento effettuate in questi mesi, diamo un’occhiata all’analisi dei flussi sugli etf quotati sulla borsa americana e vediamo se emerge qualche tendenza.

Assetflusso netto in milioni di $Variazione %
U.S. Equity52,333.842.26%
International Equity-17,427.98-2.38%
U.S. Fixed Income51,556.246.27%
International Fixed Income672.520.77%
Commodities ETFs27,088.3123.54%
Currency706.1535.00%
Leveraged5,911.4317.83%
Inverse11,476.3561.39%
Asset Allocation-8.12-0.09%
Alternatives-1,327.84-29.22%
Totale:130,980.913.16%
Flussi netti anno su anno – Fonte ETF.com

Il raffronto annuo al 21 maggio ci dice sostanzialmente 3 cose. Da un lato l’aumento dell’esposizione sull’azionario USA (ed una diminuzione sull’azionario internazionale, specialmente asia ed emergenti), dall’altro una forte spinta su ETF a leva ed inversi; inoltre un aumento dell’esposizione sulle commodities, guidato sostanzialmente dall’oro. Da prendere con le molle, invece, i dati sugli ETF Fixed Income che risentono anche dell’attività di acquisto da parte della FED.

% var annua all’8 aprile 2020% var annua al 21 maggio 2020Delta
U.S. Equity1,85%2,26%0,41%
International Equity0,02%-2,38%-2,40%
U.S. Fixed Income1,79%6,27%4,48%
International Fixed Income-2,20%0,77%2,97%
Commodities ETFs11,43%23,54%12,11%
Currency37,23%35,00%-2,23%
Leveraged28,46%17,83%-10,63%
Inverse26,74%61,39%34,65%
Asset Allocation-1,31%-0,09%1,22%
Alternatives-36,72%-29,22%7,50%
Total:1,93%3,16%1,23%
Variazione annua da inizio crisi ad oggi. ETF.com

Confrontando i dati raccolti all’8 aprile (più o meno all’inizio dello scoppio della crisi negli USA) con quelli di settimana scorsa, si nota che la situazione è piuttosto stabile sull’azionario americano, mentre calano gli investimenti sull’azionario internazionale. Continua a salire la quota di inverse mentre cede qualcosa la componente levarage.

L’indicazione che sembra arrivare dai dati sui flussi degli ETF statunitensi è duplice. Da un lato si ipotizza una riduzione della volatilità (e quindi meno investimenti negli strumenti che approfittano maggiormente dell’oscillazione, vale a dire i leverage); dall’altro lato continua la crescita di chi investe contro il mercato con gli etf inverse (che hanno appunto una andamento inverso rispetto al sottostante).

A questo punto andiamo a vedere un po’ meglio questa categoria per capire se ci sono indicazioni utili.

L’analisi dei flussi della categoria inverse ci dice che gli investitori vedono nero (e quindi puntano sull’inverso) in almeno 3 direzioni: petrolifero, Cina su tutti, ma anche mercati emergenti e grandi banche.

Il messaggio appare abbastanza chiaro.

Foto di StockSnap

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