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Settore dell’auto nei prossimi mesi. Le sfide del dopo covid-19

Cosa succederà al settore dell’auto nei prossimi mesi? Le prospettive già non allettanti di inizio anno si sono fatte ancora più cupe con l’arrivo della pandemia e del lockdown.

Tutto si muove attorno a 3 domande principali. In che modo i governi decideranno di correre in aiuto del settore automobilistico? E poi, come procederà la transizione verso l’elettrico? Infine, tra i vari produttori, chi ed in che modo saprà ripartire dalla crisi di questi mesi?

Partiamo dai dati.

Argentina1916426133Mar/20Units
Brazil189958204197Mar/20Units
China1049000195000Mar/20Units
France22024602269600Dec/19Units
Germany287900388900Mar/20Units
India128862201889Mar/20Units
Indonesia10456661055774Dec/19
Japan659155622000Jan/20Units
Mexico261326Mar/20Thousand Units
Russia11894.1Feb/20Thousand Units
South Korea39506174028834Dec/19
Spain11542081Mar/20Hundred Units
Turkey103350127882Mar/20Units
United Kingdom122171118314Feb/20Units
United States1.72.62Mar/20Million Units
Produzione mensile veicoli trasporto persone – G20 – Fonte: tradingeconomics
CountryLastPreviousReferenceUnit
Argentina18.9227.19Mar/20Thousand
Australia1450414330Dec/19Thousand
Brazil164201Mar/20Thousand
Canada112845114045Jan/20Units
China1043000224000Mar/20
Euro Area375859Mar/20Thousand
France170332154366Feb/20
Germany215119239943Mar/20
India110410203685Mar/20
Indonesia7663979437Mar/20
Italy28326162793Mar/20
Japan321865233155Mar/20
Mexico6251362231Feb/20
Netherlands2949629868Mar/20
Russia162321119073Mar/20
Singapore75326911Mar/20
South Africa2220029644Mar/20
South Korea139026205595Mar/20
Spain34129107573Mar/20
Switzerland17.619.04Mar/20Thousand
Turkey5313594540Feb/20
United Kingdom25468479594Mar/20
United States351356Feb/20Thousand
Dati immatricolazioni auto mensili – G20 – TrandingEconomics

Le due tabelle propongono gli ultimi dati aggiornati sulla produzione e sull’immatricolazione di auto nei paesi G20. Alcuni dati sono relativi a febbraio, molti sono invece di marzo 2020. In paesi come Italia e Francia il calo di immatricolazioni ha raggiunto percentuali record (attorno all’80%) ed anche in Germania la riduzione è stata notevole (35% in meno).

Il lockdown ha da un lato chiuso le fabbriche e dall’altro ridotto la platea di possibili compratori. Il settore auto è stato tra i primi ad essere colpiti dalla pandemia. Ricordiamo come il blocco della produzione cinese già in gennaio avesse portato molte case automobilistiche a ridurre la produzione per mancanza di componenti. L’espansione del coronavirus ad occidente ha fatto il resto, indebolendo anche la domanda, di per sè già non molto brillante da qualche mese prima della fine del 2019.

Ora molte fabbriche stanno ripartendo. La Cina è tornata a garantire la produzione di componenti e gli stabilimenti europei cominicano piano piano a riaccendere i motori. Ma i cocci per terra sono tanti.

Innazitutto c’è un problema liquidità. Dai calcoli fatti da Jefferies e riportati dall’Economist, le 8 grandi sorelle della produzione automobilistica mondiale rischiano di bruciare qualcosa come 50 miliardi di dollari nel secondo trimestre 2020. A questo ritmo, sostiene la banca, le casse saranno prosciugate entro la fine dell’anno.

Nell’ipotesi peggiore, quella che la produzione rimanga ferma per tutto il 2020, gruppi come FCA e Ford potrebbero sopravvivere per circa 6 mesi. Solo Daimler, BMW e Toyota avrebbero una capacità di resistenza maggiore. In quest’ottica è importante ripartire ma occorre garantire un minimo di domanda. Qui si arriva al primo punto. Come interverranno i governi? Sarà un intervento solo dal lato del credito o ci saranno nuovi incentivi all’acquisto? Le due cose non sono sovrapponibili e molto probabilemente servono entrabe se è vero che Ford sta attualmente spuntando prestiti obbligazionari a tassi che oscillano attorno al 9%.

La nazionalizzazione sembra ipotesi remota. Un intervento statale per salvaguardare i marchi storici europei da scalate ostili da Pechino è già più probabile.

All’indomani della crisi del 2008, l’amministrazione Obama scelse di salvare GM con una strategia che puntava su 3 fronti: la ricerca di un partner strategico; il mantenimento dei livelli occupazionali; un impegno all’innovazione eco sostenibile. Sarà un protocollo replicabile?

Il secondo punto sta proprio qui. Il rapporto tra auto ed ambiente. Le grandi case automobilistiche hanno deciso di puntare sull’elettrico mettendo sul tavolo un investimento di proporzioni enormi. L’idea era questa. Spingere su motori a combustibile fossile “puliti” per raggranellare soldi da investire nel complicatissimo sviluppo delle auto elettriche e a guida autonoma. In questo modo i profitti delle prime avrebbero sostenuto le perdite delle seconde e la transizione sarebbe stata tutto sommato “quasi” indolore. Ora, le cose sembrano cambiate. La domanda congelata da un lato ed i prezzi del petrolio ai minimi dall’altra. Serve liquidità e quindi è verosimile che i motori termici ed ibridi possano ricevere una forte spinta, l’elettrico puro potrebbe subire una battura d’arresto ma rimane la strategia base per il futuro. In questo quadro chi ha iniziato ad investire per primo potrà sfruttare un deciso vantaggio competitivo.

E siamo così al terzo punto. Chi è messo meglio? Sull’elettrico, scelte imprenditoriali a parte, Tesla potrebbe mettere parecchi metri tra sè ed i concorrenti. Sull’ibrido gli investimenti di Toyota e la cassa di colossi come Daimler, BMW e VolksWagen potrebbero riuscire a navigare fino a superare i burrascosi mari che attendono il settore per il 2020 ma anche per il 2021. FCA dovrebbe salvarsi proprio grazie alla fusione con PSA mentre incerta appare la strada di Renault.

Nel breve il settore è destinato a soffrire molto ma nel medio termine qualche nome su cui puntare c’è.

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