Il giorno dopo la vittoria di Johnson alle elezioni britanniche si comincia a ragionare sui prossimi passi che porteranno, sicuramente, il Regno Unito fuori dall’unione. Sarà l’argomento che ci accompagnerà nei prossimi mesi assieme all’accordo USA-Cina di cui è appena giunta notizia. Un bell’ambo per i mercati sotto Natale. Nel frattempo, tra i dati macro dell’ultima K Briefing della settimana, spiccano le mosse delle Banche centrali dei paesi emergenti e i dati sulle vendite al dettaglio negli States.
USA Cina habemus accordo. C’è l’intesa per il primo step dell’accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina. Scongiurati i nuovi dazi che dovevano partire domenica prossima. Alla fine l’accordo prevede una riduzione a fasi delle tariffe americane contro un aumento delle importazioni di prodotti USA da parte cinese.
Inflazione. Anche i dati spagnoli mostrano un andamento dei prezzi modesto a novembre. Alla revisione al rialzo del dato di ottobre (+1% da +0.2%) fa seguito un aumento dello 0,2% nel mese scorso. A livello annuo l’inflazione segna +0.4%, in linea con le attese.
Italia, dati misti dagli ordini. I nuovi ordini all’industria sono cresciuti dello 0.6% mensile ad ottobre, anche le vendite del comparto industriale segnano un aumento, dello 0.6%, rispetto ai 30 giorni precedenti. Su base annua il confronto con il 2018 rimane negativo: -1.5% per i nuovi ordini e -0.2% per le vendite.
Banche centrali dei paesi emergenti. In Brasile ed in Russia si procede con un taglio dei tassi, come atteso dal mercato. L’istituto diretto da Roberto Campos Neto porta al 4,5% il tasso di riferimento, una sforbiciata di 50 punti base che porta il tasso ai minimi storici. Con l’inflazione in aumento al 3,27%, ma sotto i target stimati per quest’anno e per il prossimo (rispettivamente 4,25% e 4%), la banca centrale brasiliana sceglie di dare ancora una spinta al recupero della congiuntura verdeoro. In Russia i tassi passano al 6,25%. Si tratta del quinto taglio consecutivo; con il board della banca centrale che si dice pronto a nuovi interventi per riportare il livello dei prezzi più vicino al target stabilità. In precedenza si erano mosse anche le banche centrali di Turchia ed Ucraina, entrambe con un taglio di 200 punti base. L’onda lunga della bassa inflazione è arrivata ai paesi emergenti, l’FMI calcola che la crescita del livello dei prezzi nel 2020, per i paesi emergenti, si fermerà al +4,8%, 3 punti sotto il livello del 2011.
Vendite al dettaglio USA (apparentemente) deludenti a novembre. Crescono meno del previsto le vendite al dettaglio in novembre: +0.2% contro attese di +0.5% rispetto al mese precedente. Il dato core (senza le auto) non fa meglio, +0.1% contro +0.4%. Invariate le vendite tolta la componente auto e gas. Il dato sembra deludente ma è bene notare che ad essere deboli sono soprattutto le vendite offline. Ristoranti e farmacie registrano il più vistoso calo del 2019. Le vendite “non in negozio”, invece, aumentano dello 0.8% mensile (miglior performance da agosto) e addirittura dell’11.5% rispetto ad un anno fa. Prossima settimana arriveranno altri dati a chiarire meglio la situazione.
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Foto di Pexels