L’economia americana si avvia verso la fine della fase espansiva del ciclo economico e questo porterà gli Usa in recessione entro un paio d’anni. Lo sostiene un premio Nobel, Paul Krugman, lo suggeriscono le previsioni sulle prime trimestrali del 2019.
Parlando ad un summit a Dubai, il premio nobel Paul Krugman ha detto di attendersi gli USA in recessione tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Alla base del suo ragionamento il fatto che le principali autorità (fiscali e monetarie) statunitensi non avrebbero abbastanza strumenti per poter sostenere un’economia in fase di rallentamento. Krugman aggiunge che l’intensità di questa recessione potrebbe dipendere molto da fattori esterni, ad esempio la difficile situazione europea. Qui, sostiene Krugman, la BCE non ha molti margini per attuare una politica espansiva capace di sostenere un’economia che mostra, già in questi mesi, segnali di forte rallentamento.
Ma le parole di Krugman, a dire il vero simili a molte previsioni lanciate ad inizio anno, sembrano trovare conferma nella lettura dei numeri. Gli utili societari, la cartina al tornasole della salute di un’economia, sono al centro delle attenzioni degli analisti. I recentissimi dati diffusi da FactSet sulle società dello S&P500 ci raccontano di un 2018 chiuso con utili ancora sostenuti (seppur non troppo sorprendenti). Allo stesso tempo, però, 53 società hanno annunciato una riduzione degli utili per il primo trimestre del 2019, solo 12 società si aspettano di fare meglio rispetto al trimestre precedente. Per FactSet c’è da attendersi una diminuzione media del 2,1% per il primo trimestre 2019.
Anche in Morgan Stanley le previsioni sui conti societari non sono rosee. Mike Wilson, chief U.S. equity strategist, ha annunciato di aver ridotto le stime sugli utili per azione del 2019 dal 4,3% all’1%. Un taglio deciso che sancisce, dice Wilson, l’arrivo della recessione degli utili per l’economia americana.
Bassa inflazione, occupazione ai massimi e domanda interna continuano a mantenere in territorio positivo l’economia USA. Le note dolenti arrivano dall’estero. Sempre FactSet ci ricorda come la crescita media degli utili nel 4° trimestre 2018 è stata nettamente diversa tra le società che vendono più del 50% sul territorio americano (+16,6%, +5,9% per il 1° trimestre del 2019) e quelle che vendono principalmente all’estero (+8,4%, +3,1% per il 1° trimestre del 2019 ).
Una situazione che però i mercati azionari sembrano non aver ancora inquadrato. Lo stesso Wilson conferma per il momento un target per lo S&P500 a 2750 entro fine 2019. Anche osservando il grafico dell’indice americano non si notano smagliature di medio/lungo periodo. La media a 200 ha tenuto l’assalto di metà dicembre mentre i prezzi hanno recentemente bucato al rialzo la media mobile a 65 giorni.
La calma prima della tempesta? Basterà attendere ancora qualche settimana per avere le prime risposte.