La Banca per i Regolamenti Internazionali lancia un forte monito sulle politiche monetarie adottate in questi anni. Se non si mettono in atto adeguate contromisure per limitare il ricorso al debito “l’economia potrebbe avviarsi verso una traiettoria non sostenibile”
Ne parlavamo settimana scorsa commentando un interessante articolo di Atwater sulla relazione tra bassi tassi di interesse e l’aumento del credito al consumo negli Stati Uniti. La presenza di bassi tassi di interesse e la contemporanea assenza di un’adeguata crescita del reddito sta portando le famiglie ad aumentare la propria esposizione debitoria, non tanto per aumentare i propri consumi ma per far fronte a spese vive quali il cibo o il carburante. Il problema risulta più vistoso nelle fasce medio basse della popolazione mentre quelle più abbienti utilizzano i bassi tassi di interesse per ridurre la durata delle esposizioni in essere.
La BRI riprende questi concetti in una visione allargata. Partendo dal presupposto che la crescita della produttività negli anni post crisi non è stata brillante, la relazione dei tecnici svizzeri nota come stimolare in maniera indiscriminata la domanda aggregata non sia di grande utilità e possa, addirittura, peggiorare le cose; i tassi bassi tendono a favorire, per esempio, settori che già presentano un eccesso di capitale.
Un uso massiccio del “denaro a costo zero” rischia di portare il sistema in una trappola del debito che aggraverebbe il problema anzichè risolverlo. Stimolare l’economia con politiche monetarie espansive è corretto, ammettono alla BRI, ma occorre accompagnarle con paletti legislativi in grado di limitare le possibile deviazioni dall’obbiettivo. A livello macro prudenziale, scrive l”istituto svizzero, alcune cose sono state fatte ma occorre fare di più.
Tra gli effetti collaterali di una politica monetaria ultra-espansiva, notano infine alla BRI, vi è la riduzione degli spazi di manovra del “dopo”: un prolungato periodo di moneta a basso costo comporta, oltre ad un aumentato livello di debito, una generale vulnerabilità del sistema economico ad un successivo innalzamento dei tassi.