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C’è del potenziale nel reddito di cittadinanza

Dalle nostre parti è conosciuto come reddito di cittadinanza, la sua concezione teorica è andata troppo presto in pasto al dibattito politico e la sua applicazione ha mostrato molte criticità. Ma sull’argomento il dibattito continua, anche al di là dell’oceano. E proprio dagli USA sono arrivati nelle scorse settimane i risultati di uno studio condotto da Open Research.

Dalle nostre parti è conosciuto come reddito di cittadinanza, la sua concezione teorica è andata troppo presto in pasto al dibattito politico e la sua applicazione ha mostrato molte criticità. Ma sull’argomento il dibattito continua, anche al di là dell’oceano. E proprio dagli USA sono arrivati nelle scorse settimane i risultati di uno studio condotto da Open Research.

Negli Stati Uniti lo chiamano “basic income” e di questo “parente” del nostrano reddito di cittadinanza ne discutono da anni politici ed imprenditori. Grandi nomi del settore tecnologico come Jack Dorsey, Bill Gates, Elon Musk, Mark Benioff e Sam Altman, tanto per citarne alcuni, sostengono da tempo che gli effetti negativi sui redditi dei lavoratori derivanti dalla progressiva automazione delle mansioni, possono essere controbilanciati da trasferimenti di denaro liberi da vincoli e finanziati dall’aumento di produttività.

Un dibattito che si è anche tradotto in numerosi progetti pilota, ben 150 sparsi in 35 stati. Tra questi spicca quello lanciato nel 2020 da OpenResearch, organizzazione di ricerca creata e finanziata dalla OpenAI di Sam Altman e diretta da Elizabeth Rhodes. Nelle scorse settimane sono stati pubblicati i primi risultati di questo studio.

Il progetto ha coinvolto 1000 cittadini statunitensi di Texas e Illinois con redditi inferiori ai 29 mila dollari annui. A questi soggetti è stato garantito un basic income di 1000 dollari al mese, senza vincoli. Parallelamente è stato individuato un gruppo di controllo formato da 2000 persone, con requisiti simili, a cui è stato assegnato un trasferimento di 50 dollari al mese. Il confronto tra i due gruppi ha permesso ai ricercatori di valutare l’impatto del reddito di cittadinanza su abitudini di spesa, mobilità e lavoro. I risultati di questi tre anni di esperimento sono piuttosto interessanti.

La prima evidenza riguarda l’utilizzo dei fondi distribuiti. Lo studio mostra come i soldi sia stati utilizzati per l’acquisto di beni e servizi essenziali e che l’incremento di spesa in beni voluttuari sia risultato marginale. I numeri mostrano una diminuzione negli acquisti di ansiolitici ed un aumento della pianificazione di visite mediche di controllo.

Altro punto evidenziato dalla ricerca è quello relativo alla mobilità. Tra chi ha ricevuto questa forma di reddito di cittadinanza si è riscontrata una maggiore propensione a prendere in considerazione l’idea di spostarsi, di pensare al futuro rivedendo la propria posizione lavorativa, di arricchire le proprie conoscenze per crearsi nuove opportunità di lavoro.

Il lavoro è l’ultima variabile analizzata dallo studio. Stando ai dati chi ha ricevuto i 1000 dollari al mese non ha ridotto in maniera marcata il numero di ore lavorate. Rispetto al gruppo di controllo la ricerca registra in media circa un’ora in meno a settimana. A ridurre maggiormente le ore lavorative sono stati i genitori single che hanno utilizzato la maggior disponibilità di denaro per aumentare il tempo dedicato ai figli.

Altra realtà, mille persone non sono significative… Le possibili critiche a questo studio sono tante e del resto gli stessi ricercatori non traggono conclusioni dai dati che hanno raccolto. Elizabeth Rhodes, coordinatrice del progetto, ha sottolineato che il risultato principale è l’aver dimostrato che il basic income può funzionare, ma c’è molto lavoro da fare per capire modalità, target e elementi complementari per renderlo uno strumento affidabile.

Foto di Pexels

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