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Commercio globale, inizio 2024 positivo e boom per le auto elettriche

Il Global Trade Update delle Nazioni Unite fotografa un commercio globale in ripresa ad inizio 2024, tra boom delle auto elettriche e rischi derivanti dalla frammentazione.

Il commercio globale ha mostrato tendenze positive nel primo trimestre del 2024, con un aumento dell’1% nel valore del commercio di beni e dell’1,5% nei servizi. Questa crescita è stata trainata dagli Stati Uniti e dai paesi in via di sviluppo, in particolare le grandi economie asiatiche. Le esportazioni della Cina sono aumentate del 9%, quelle dell’India del 7% e quelle degli Stati Uniti del 3%, mentre l’Europa e l’Africa hanno mostrato risultati stagnanti o in calo.

Il Global Trade Update curato dalle Nazioni Unite sottolinea la crescita significativa dei settori dell’energia rinnovabile e dell’IA con un risultato particolarmente brillante per quel che riguarda le auto elettriche. I dati raccolti nelle tre principali economie mondiali, infatti, parlano di un incremento nel commercio di auto elettriche del 50% rispetto ad un anno fa. Poco mossi o addiruttura in diminuzione, invece, gli scambi di materie prime quali acciaio ed alluminio o di quelli relativi ai semiconduttori.

Il report delle Nazioni Unite sottolinea alcuni fattori che stanno influenzando notevolmente l’andamento degli scambi internazionali. Tra i principali c’è il forte intervento dei governi in termini di legislazione, sussidi e di barriere all’entrata. Interventi legislativi come lo United States Inflation Reduction Act, il Made in China 2025 initiative e l’European Union’s Net Zero Industry stanno facendo crescere considerevolmente la domanda di beni collegati alla sostenibilità ambientale ed alla green economy.

Importante anche il capitolo sussidi. Fornendo pesanti aiuti alle proprie industrie, i paesi sviluppati e le principali economie emergenti miglioreranno la propria competitività globale in alcuni settori. Ciò avrà un impatto non solo sui loro mercati nazionali ma anche sul commercio globale, emarginando potenzialmente le economie più piccole dall’ingresso in questi mercati redditizi ed alimentando un fenomeno già presente nei dati, vale a dire una crescente disomogeineità e frammentazione nella crescita degli scambi internazionali.

Le politiche protezionistiche e le tensioni geopolitiche, infine, stanno ridisegnando gli equilibri del commercio internazionale e questo può avere ricadute significative sui prezzi. L’incertezza, dovuta anche all’appannamento degli organismi internazionali di regolamentazione, rischia di rendere molto più complicato accedere a nuovi mercati, specialmente per le realtà di dimensioni medio-piccole.

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