Nell’ultimo report della WTO emerge un quadro un po’ meno fosco rispetto alla precedente stima ma ancora contrassegnato da marcate pennellate di incertezza. Per il commercio internazionale è boom dei servizi digitali.
Per il commercio internazionale anche il 2023 sarà un anno di crescita, sotto la media storica e farcito di tanta incertezza, ma meno fosco di quanto stimato in precedenza. Potremmo in estrema sintesi riassumere così il contenuto dell’ultimo report del WTO sulla situazione degli scambi internazionali e dell’economia mondiale.
Per l’organizzazione con sede a Ginevra nel 2023 il volume dei beni scambiati dovrebbe salire dell’1.7% rispetto all’anno scorso, una percentuale rivista al rialzo rispetto alla stima di dicembre 2022 (+1%); un punto percentuale abbondante sotto la media storica a 12 anni. Per il 2024 il WTO si attende una crescita del commercio internazionale al 3.2%, tre decimi in meno rispetto alla precedente proiezione.
Il 2022, pur chiudendo con una crescita del 2.6%, ha mostrato un andamento piuttosto volatile. Dopo i primi tre trimestri capaci di segnare un incremento del 4,3% rispetto allo stesso periodo del 2021, gli ultimi tre mesi dell’anno scorso hanno registrato una pesante contrazione, segnale evidente che l’economia mondiale ha cominciato ad imbarcare acqua sotto i colpi della politica monetaria restrittiva. Per il WTO il PIL mondiale dovrebbe registrare una crescita nel 2023 del 2.4%, ben tre decimi in meno rispetto alla stima precedente.
Il quadro disegnato dall’organizzazione ginevrina rimane avvolto da molte incertezze. Come sottolineato nel report stesso, sull’andamento dell’economia mondiale peseranno alcune variabili. La più pericolosa, afferma il documento, è l’esplosione di una crisi alimentare in una larga fetta di paesi a basso reddito. A questa preoccupazione si aggiungono una possibile nuova fiammata inflazionistica, una contrazione più accentuata del previsto delle economie avanzate ed un’intensificazione delle turbolenze geopolitiche.
Nel report della WTO c’è anche spazio per la descrizione di un fenomeno che potrebbe cambiare il volto del commercio internazionale nei prossimi decenni: la crescita degli scambi di servizi digitali (ecommerce, servizi di streaming, videogiochi ed applicazioni, per fare qualche esempio). Dal 2005 ad oggi il valore di questi scambi digitali è quadruplicato, toccando la rispettabilissima cifra di 3.8 trilioni di dollari, pari a poco più del 6% del valore totale degli scambi internazionali, con un tasso di crescita annuo medio dell’8%. Una percentuale ben superiore a quella fatta registrare dai beni fisici e dai servizi, rispettivamente a +5.6% e +4.2%.
A guidare le esportazioni di servizi digitali sono gli USA con oltre 600 miliardi di dollari di export, seguiti ad una certa distanza da Gran Bretagna, Germania e India. La Cina in questo particolare mercato vale poco meno di 200 miliardi di dollari. L’Europa, se presa come unico soggetto, rappresenta il maggior mercato mondiale per i servizi digitali, mentre quasi un quarto dei servizi digitali esportati proviene da un paese dell’area asiatica.
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