Secondo le ultime stime di Oxford Economics, il commercio internazionale finirà il 2023 con un calo degli scambi di oltre mezzo punto percentuale.
Poche settimane fa abbiamo parlato delle previsioni sull’andamento del commercio internazionale nel 2023 fatte dalla World Trade Organization. Seppur fortemente ridimensionate, le prospettive degli scambi internazionali erano comunque orientate alla crescita.
Oggi torniamo sull’argomento per commentare i dati pubblicati da Oxford Economics, numeri che gettano qualche ombra in più sul commercio internazionale, sia nel breve che nel medio termine. Innanzitutto partiamo dal dato principale: nel 2023 gli scambi internazionali dovrebbero far registrare un calo dello 0.6% rispetto all’anno precedente, una percentuale che è maggiore rispetto a quella stimata dalla società di ricerca inglese nel dicembre scorso (-0.2%).
Alla base di questa visione negativa c’è una motivazione statistica, ma anche una serie di variabili in grado di incidere profondamente sui flussi di merci e servizi. La nota statistica, ricordano da Oxford Economics, è che i volumi degli scambi internazionali tendono a scendere in misura più marcata rispetto a quanto fa l’economia globale. In altre parole se la crescita globale è bassa, supponiamo attorno al 2%, statisticamente è lecito attendersi che gli scambi internazionali registrino una performance inferiore a questo dato.
Il report, poi, mette in fila quelle che sono le principali variabili in grado di incidere sulla performance nel breve e nel medio termine del commercio internazionale. Innanzitutto alcuni settori stanno ancora sperimentando difficoltà ereditate dal periodo pandemico, tra questi quello dei semiconduttori e quello dell’auto (in parte collegato al precedente). Il secondo elemento di criticità è dato dalle crescenti tensioni tra i cosiddetti paesi occidentali e la Cina. Un’accelerazione del fenomeno di decoupling (di separazione), in particolar modo con una presa di posizione più rigida da parte dell’Europa, rischia di incidere su una delle principali rotte mondiali di scambio merci, non solo nel breve ma anche nel medio termine. Sempre in relazione ad orizzonti temporali più lunghi, il documento di Oxford Economics ricorda come gli investimenti esteri diretti registrino un trend discendente (ne parlavamo qualche giorno fa) e questo fenomeno può avere nel tempo riflessi negativi sugli scambi internazionali di merci e servizi. Un ulteriore “vento contrario” per il commercio internazionale arriva poi dalla situazione macroeconomica, con la politica monetaria restrittiva che indebolisce la domanda internazionale, e quindi la radice fondamentale dei flussi di merci.
Non tutto è a tinte fosche, però. Il report ricorda come negli ultimi mesi si sia verificato un calo significativo del costo dell’energia, ed i costi di trasporto siano tornati sui livelli pre-pandemia. Inoltre, come sottolineava anche la previsione della WTO, lo scambio internazionale del settore servizi cresce in maniera robusta, fornendo una stampella resistente anche in tempi di “magra”.
Foto di Andi Graf