Disoccupazione, genere e pandemia. Un primo sguardo globale

La disoccupazione scaturita dalla crisi pandemica ha un genere. Nuovi dati, più accurati e relativi ad un panel di paesi più ampio, confermano una volta di più che le donne sono state tra le categorie di lavoratori maggiormente colpite.

Negli scorsi mesi siamo spesso tornati sul tema della disoccupazione generata dalla crisi pandemica. Una disoccupazione con caratteristiche molto diverse da quelle che eravamo abituati a vedere nel corso delle ultime recessioni. Una caratteristica su tutte ha da subito attirato l’attenzione: la disoccupazione ha colpito in particolar modo le donne, una disoccupazione di genere verrebbe da dire od una she-cession come è stata chiamata dagli economisti.

Ad oltre un anno di distanza, e con molti dati in più, il quadro diventa ancora più chiaro. A tirare le somme ci hanno pensato gli economisti dell’IFM. Nel loro “Gender and employment in the COVID-19 recession: Cross-country evidence on ‘she-cessions’“, John Bluedorn, Francesca Caselli, Niels-Jakob Hansen, Ippei Shibata e Marina M. Tavares hanno raccolto le statistiche del mercato del lavoro di 30 economie avanzate e 8 economie emergenti, un campione vasto e mai analizzato prima. Obiettivo dello studio misurare il grado di she-cession nei vari paesi, vale a dire la differenza tra il calo di occupati per genere.

Il primo dato che balza all’occhio è che in nessuno dei 26 paesi nei quali si è registrata una differenza tra aumento della disoccupazione maschile e femminile, questa è inferiore all’1%. L’intensità della disoccupazione di genere varia da paese a paese, con due economie che registrano gap sopra il 5% (Colombia e Cile). Circa 1/3 delle economie analizzate non hanno sperimentato episodi di she-cession, fra queste Grecia, Germania e Francia.

Lo studio ha anche analizzato la durata del fenomeno constatando che, fortunatamente, la disoccupazione di genere sembra aver una durata limitata nel tempo. La percentuale di paesi che hanno sperimentato la she-cession è passata dal 68% del secondo trimestre 2020 al 44% del terzo trimestre 2020.

Come detto il fenomeno è molto disomogeneo e gli ultimi dati arrivati dagli Stati Uniti testimoniano come la situazione sia ancora complicata. Nel report di aprile del dipartimento del lavoro USA c’è un dato che fa riflettere e preoccupa. Per la prima volta dal gennaio scorso si è registrato un calo dell’occupazione femminile, con ben 175mila donne dai 20 anni in su uscite dal mercato del lavoro (ossia che non rientrano nemmeno nella schiera delle disoccupate in cerca di lavoro), verosimilmente costrette a scegliere tra un impiego e la cura di un famigliare.

Foto di janeb13

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