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Work Trend Index. Tutta la fatica del lavoro da remoto

Come stanno vivendo questo periodo di pandemia i lavoratori? In che modo il lavoro da remoto sta modificando le relazioni con i colleghi e le modalità di svolgimento delle proprie mansioni? Con un bagaglio di dodici mesi di esperienza, i lavoratori intervistati dall’annuale Microsoft Work Trend Index tracciano un quadro a tinte fosche nel quale traspare una certa mal sopportazione del lavoro da casa.

Il Work Trend Index, pubblicato da Microsoft lunedì scorso, è il frutto dell’incrocio tra i dati provenienti da un sondaggio condotto su 30mila lavoratori sparsi in 31 paesi nel mondo e l’immensa mole di informazioni raccolte dalle applicazioni Microsoft e Linkedin. Un primo dato che emerge dal sondaggio è che la maggioranza degli intervistati dice di soffrire l’attuale condizione lavorativa e di tentare di “sopravvivere” a questo periodo di crisi pandemica. Una “fatigue” che si esplicita ancora di più leggendo un secondo dato: il 46% degli intervistati medita di cambiare lavoro entro l’anno. Il 54% del campione intervistato si dichiara oberato di lavoro ed il 39% non esita a definirsi esausto. Le cause? Riunioni sempre più lunghe (i meeting “virtuali” sono raddoppiati e durano in media 10 minuti in più) ed orario di lavoro dai confini sempre più labili (le chat tra colleghi al di fuori dell’orario di lavoro sono aumentate del 42%, rivela Microsoft).

A questo scenario poco idilliaco fa da contraltare, e forse lo va ad esacerbare, la positività espressa da chi ha ruoli dirigenziali. Questo gruppo di lavoratori è l’unico che definisce la situazione “florida” (thriving, fiorente, riferisce il report), ben il 61% dei manager intervistati, un dato di quasi 25 punti percentuali più alto della media dell’intero campione. Fa riflettere…

Ma il Work Trend Index ci dice anche qualcosa di più, qualcosa che ha molto a che fare con i giovani e con il loro percorso di apprendimento. Dal sondaggio, infatti, emerge che la generazione “Z”, i lavoratori tra i 18 ed i 25 anni, è quella che più di tutte sente il peso negativo di questa situazione. Dall’analisi dei dati degli applicativi di posta elettronica, inoltre, emerge una sempre minor condivisione delle informazioni aziendali: sempre meno email e messaggi a tutto il team, sempre più comunicazioni concentrate su cerchie ristrette. Un doppio problema: la condivisione, oltre ad essere motore dell’innovazione, è anche uno dei principali strumenti di apprendimento per i giovani lavoratori.

Il mondo fino ad ora poco esplorato del lavoro da remoto avrà bisogno di molta messa a punto prima di diventare, a tutti gli effetti, una modalità “normale” di occupazione. Di certo è qui per rimanere, i dati Linkedin ci dicono che nell’ultimo anno le proposte di lavoro da remoto pubblicate sul portale sono aumentate di 5 volte.

Foto di Junjira Konsang

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