Trading online, nuovi scenari e vecchi difetti

La faccenda GameStop e soprattutto la chatroom wallstreetbets hanno puntato i riflettori su un mondo, quello del trading online, che la pandemia – ma non solo – ha profondamente modificato.

Il 2020 è stato un anno di forte sviluppo per il trading online, ed il fenomeno è stato particolarmente vistoso negli Stati Uniti. Fino a fine estate il motivo di una tale espansione veniva collegato principalmente a tre fattori. Da un lato la riduzione, fino all’azzeramento, delle commissioni sulle transazioni applicata da molti dei colossi del trading online. Poi l’arrivo sul mercato di una applicazione, Robinhood, che ha ampliato la platea di possibili trader, millennials in testa, con disponibilità non troppo elevate. Il terzo fattore scatenante è stata la pandemia. Qui i giornali specialistici statunitensi parlano esplicitamente di “gamblers”, di scommettitori; e la cosa va spiegata. Secondo molti analisti una fetta consistente dei nuovi trader è composta dagli orfani delle sale gioco, rimaste chiuse da marzo scorso per le restrizioni anti-covid. Questi gamblers – giocatori d’azzardo – hanno visto nei movimenti di borsa, da inizio primavera in poi sempre in salita, un ottimo surrogato delle giocate: invece di puntare su un cavallo, puntare su un’azione.

A questi tre fattori, già da soli piuttosto ingombranti, se n’è aggiunto un quarto. Quello che, dopo mesi di crescita nell’ombra, è salito agli onori della cronaca per la vicenda legata al boom (e successivo sgonfiamento) delle azioni di società “anemiche” e sotto attacco degli hedge fund (GameStop, AMC i nomi più noti). Stiamo parlando della chatroom su Reddit, quel wallstreetbets di cui la ricerca sociologica ha già iniziato ad occuparsi (il primo studio è citato in un interessante articolo dell’Economist di settimana scorsa).

Ma il trading online è un’attività indolore per i risparmiatori? Questo nuovo modo di approcciarsi al mondo dell’investimento nasconde insidie profonde mescolate a qualche possibile sviluppo positivo. Ritorna utile a questo proposito uno studio condotto quasi tre decenni fa da Brad Barber e Terrance Odean. La ricerca, pubblicata nell’aprile del 2000 sul “The Journal of Finance” ha un titolo emblematico: “Trading is Hazardous to Your Wealth“.

Barber e Odean hanno analizzato l’attività di trading di 78 mila piccoli investitori nell’arco di 6 anni. La conclusione a cui giungono è un vero e proprio campanello d’allarme per chiunque volesse avvicinarsi al mondo del trading a cuore troppo leggero: più è alta la frequenza delle transazione e più si abbassa il rendimento annuo guadagnato dall’investitore. In numeri: il gruppo di coloro che faceva trading con una bassa frequenza raggiungeva un rendimento (media geometrica annualizzata) di 7 punti superiore a quello che riuscivano ad agguantare i trader “compulsivi”.

La frequenza delle transazioni è snodo cruciale del ragionamento. Nel loro lavoro gli autori citavano tra le cause della riduzione del rendimento le commissioni applicate dai broker e la “tassa occulta” del differenziale tra prezzi denaro e lettera. Se l’importanza della prima causa, almeno negli USA, si è notevolmente affievolita nel tempo, per la seconda tutto è ancora pienamente funzionante. Basterebbe diminuire la frequenza, quindi. Ma qui entra in scena un altro grande tema, quello che in inglese si chiama overconfidence, e che potremmo tradurre come eccessiva sicurezza nella propria capacità di azzeccare le scelte giuste. E’ proprio l’overconfidence a guidare spesso le attività di trading, e quindi anche ad amplificare le perdite. Un altro studio di Odean mostra chiaramente come un investitore tenda a vendere i titoli in guadagno e ad indugiare a lungo sui titoli in perdita (scavando ancor di più il burrone) e tutto per una assoluta certezza nella propria capacità di scelta, ovvero nella difficoltà estrema di ammettere un errore di valutazione.

Concludendo, il trading continua ad essere un terreno scivoloso per i piccoli investitori. Le nuove tecnologie, il maggior tempo a disposizione ed una forte riduzione delle commissioni stanno creando nuovi scenari per il trading online, ma dall’altro lato una scarsa preparazione e la tendenza all’overconfidence possono bruciare molti risparmi.

Foto di Csaba Nagy

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