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Liquidità cercasi. L’FMI e gli SDR (special drawing rights)

L’FMI rappresenta per molti paesi, in particolare per le economie emergenti e low income, un’ancora di salvataggio in tempi di COVID-19 e scarsità di riserve in dollari. Un pronto intervento può venire dall’utilizzo degli SDR (special drawing rights).

Ad oggi il Fondo Monetario Internazionale ha concesso prestiti per 10 miliardi di dollari a diversi paesi africani alle prese con la crisi sanitaria scatenata dal COVID-19. Ultimo intervento in ordine di tempo, l’apertura di un Rapid Credit Facility da 1,23 miliardi di dollari per Kenya ed Uganda.

Nelle scorse settimana, inoltre, il Fondo ha anche attivato un nuovo strumento, gli SLL (ne abbiamo parlato qui), con lo scopo di dare veloce accesso ad una riserva di liquidità per fronteggiare spese sanitarie, ma anche per onorare gli oneri finanziari derivanti dai debiti in essere.

La portata degli interventi dell’FMI non è illimitata. Il Fondo diretto da Kristalina Georgieva può contare su una dotazione di quasi un trilione di dollari. Calcoli riportati da diversi analisti ci dicono però che le esigenze complessive per i paesi a rischio potrebbero sfiorare i 2 trilioni di dollari. Da qui la necessità di agire con strumenti veloci, come gli SLL, per evitare esborsi futuri più corposi.

Ma nella cassetta degli attrezzi, il Fondo Monetario Internazionale detiene un altro interessante strumento di liquidità. Si tratta degli SDR (special drawing rights). Uno strumento creato nel 1969 (a corollario degli accordi di Bretton Woods) come riserva di liquidità extra a disposizione delle nazioni membre del fondo. Il valore di ogni SDR è calcolato come media dei valori di un determinato paniere di monete. Gli SDR possono essere scambiati tra i paesi FMI e possono essere convertiti in valuta.

Nel 2009, nel corso della crisi finanziaria, furono assegnati un totale di 182.6 miliardi di SDR. Ogni paese aderente al fondo ne ha ricevuti in base alla propria quota di partecipazione all’FMI. Attualmente il costo di questa liquidità extra è ai minimi storici, con un tasso di interesse dello 0,005%.

Tra i vantaggi di questo strumento ci sono soprattutto la velocità di attivazione e la possibilità di aumentare la risposta cooperativa alla crisi. I paesi che meno hanno bisogno di risorse, infatti, potrebbero prestare parte dei propri SDR ai paesi più in difficoltà.

Non mancano le voci critiche. C’è chi sottolinea che lo strumento potrebbe avere un forte impatto inflattivo sui paesi che ne beneficiassero: inoltre questa riversa di liquidità può essere utilizzata senza alcun tipo di condizioni, con il rischio di un impiego non efficiente delle risorse.

Il grosso ostacolo all’utilizzo degli SDR sta nel suo meccanismo di allocazione. In sostanza, ogni decisione sull’assegnazione di nuovi special drawing rights deve essere approvato dalla maggioranza dell’85% dei paesi membri dell’FMI. Con il 17% abbondante di quote detenute, gli Stati Uniti sono decisivi per assumere qualsiasi tipo di iniziativa in tal senso. E gli USA non sono molto entusiasti dello strumento, principalmente a causa del fatto che gli SDR, in tali frangenti, potrebbero venire nella maggior parte dei casi convertiti in dollari. Inoltre, al di sopra di un certo valore di SDR da emettere, il voto degli USA è subordinato al via libera del congresso.

Il Peterson Institute for International Economics ha provato a fare qualche conto. Ipotizzando che il Fondo decida a maggio l’emissione di 500 miliardi di SDR, tali fondi sarebbero disponibili velocemente; entro 3 mesi, dice il PIIE. Gli effetti per i paesi membri sarebbero evidenti. Le riserve monetarie dei 189 “soci” FMI aumenterebbero del 4,5% in media. Per 77 paesi l’aumento sarebbe superiore al 10%. Economie emergenti e paesi in via di sviluppo potrebbero contare sul 38,4% della nuova liquidità emessa, per 17 di questi paesi l’incremento di cash sarebbe di oltre il 50%.

Non andrebbe male nemmeno per le economie avanzate. L’ipotetica allocazione di 500 miliardi di SDR porterebbe per 25 paesi un aumento di liquidità di oltre il 10% (l’Italia ad esempio potrebbe incrementare la propria liquidità del 22%).

Foto di pasja1000

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