Ancora banche centrali sotto i riflettori, nel tentativo di calmare i mercati e di rispondere agli effetti finanziari della pandemia. La BCE vara il PEPP, 750 miliardi di euro in acquisto titoli obbligazionari. La BoE taglia i tassi. Negli USA il Philly Fed segna burrasca. Questo ed altro nella penultima K Briefing della settimana.
BCE, 750 miliardi e oltre. Arriva il PEPP. La giornata di ieri sui mercati finanziari, con l’allargamento dei principali spread sui governativi, ha portato consiglio. Il Board della BCE, riunito d’emergenza, vara un nuovo piano d’azione. Il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) prevede l’acquisto da parte della banca centrale di titoli di stato dell’area euro, compresi quelli greci, di titoli corporate e – novità per Francoforte – dei commercial papers (entro determinati limiti di merito creditizio). Un piano da 750 miliardi di euro che, unito ai precedenti interventi, porta l’ammontare massimo di acquisti possibile nel 2020 a 1,1 trilioni di euro; una cifra mai raggiunta dalla BCE. L’intento è quello di “coprire” lo sforzo della politica fiscale, impegnata a mettere a punto piani di intervento che richiederanno massicce dosi di deficit. A livello europeo si ragiona sulla possibilità di attivare le risorse previste dal Fondo Salva Stati, che a sua volta attiverebbe l’ultima arma a disposizione della BCE, l’OMT (l’acquisto di titoli a breve degli stati in difficoltà). Sembra tornare d’attualità anche la possibilità di emessioni obbligazionarie europee.
Bank of England. Scendono ancora anche i tassi nel Regno Unito, la BoE ha deciso un’ulteriore riduzione di 15 punti base, portando il riferimento a 0.1%. Previsto un irrobustimento del piano di riacquisto titoli (governativi e corporate) da 200 miliardi di sterline.
Le altre banche centrali, tocca ad Australia e Sud Africa. La banca centrale australiana taglia nuovamente i tassi portandoli al minimo record di 0.25%. La RBA mette a punto anche una operazione di Yield Curve Control, ponendo un target al 2,5% per il rendimento dei titoli a 3 anni. Intervento anche da parte della Banca centrale sudafricana che taglia i tassi, a sopresa e con decisione all’unanimità, di 100 punti base, portando il riferimento al 5.25%. Sul Sud Africa, oltre all’onda lunga del covid-19, pesano un’economia debole ed una complicata situazione delle finanze pubbliche.
USA, tocca al Philly Fed. Dopo il dato dell’area di New York, arriva anche il Philadelphia Fed a segnalare il deterioramento del quadro macro dovuto all’avanzata della pandemia di covid-19. L’indice dell’attività manifatturiera crolla a -12.7 dal +36.7 del mese di febbraio. Scendono tutte le componenti: nuovi ordini, occupazione, spedizioni, investimenti. Scende anche la percezione della condizione attuale da 45.4 a 35.2; per l’indice si tratta della peggior lettura da 8 anni a questa parte.
Intanto i dati settimanali sull’occupazione segnalano un leggero aumento delle prime richieste di sussidio di disoccupazione: 281mila contro le 211mila precedenti, ben al di sopra delle attese (221mila). La media a 4 settimane sale a 232mila da 215,75mila. Si tratta della lettura peggiore da due anni e mezzo.
Germania, IFO giù. Per rivedere un valore così basso dell’indice tedesco sulla condizione economica, occorre tornare all’agosto del 2009. E per rintracciare una variazione mensile così ampia bisognerebbe tornare addirittura al 1991. Effetto del coronavirus e della grande incertezza in cui sta facendo sprofondare le imprese. L’IFO di marzo si ferma a quota 87.7 da 96. Non solo sarà recessione ma le aspettative delle imprese sono per una fase negativa piuttosto severa per l’economia teutonica.
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