Previsioni per il 2020. Un anno dai due volti per i mercati finanziari?

Gennaio è ancora tempo di previsioni per il 2020. Tra gli analisti si fa strada l’ipotesi che l’anno appena iniziato possa presentarsi come un Giano bifronte. Una “faccia”, quella che stiamo vivendo, più convinta delle proprie possibilità di puntare verso l’alto; l’altra, il secondo semestre, avvolta da nubi di incertezza che la rendono – al momento – imperscrutabile.

All’alba della terza settimana del nuovo anno c’è ancora spazio per parlare di previsioni per il 2020? Decisamente si. Gli ultimi accadimenti sul fronte geopolitico hanno indotto molti analisti a ritornare sulle indicazioni rilasciate sul finire del 2019, confermando in parte le conclusioni a cui erano giunti ed aggiungendo alcuni spunti interessanti.

La previsione aggiornata e corretta per il 2020 si sdoppia. Se nella prima parte si confermano i buoni fondamentali sottolineati in precedenza, la seconda fase dell’anno, verosimilmente da dopo l’estate, potrebbe vedere addensarsi nubi minacciose, formate prevalentemente da tanta incertezza.

Andiamo con ordine. Nelle sue prime settimane, il 2020 può sfruttare la scia creata dall’ultimo mese del 2019. Una scia frutto soprattutto del raggiungimento di un primo accordo tra USA e Cina, la cui firma è prevista per mercoledì prossimo. Se il commercio internazionale è stato additato come una delle principali cause del rallentamento globale, la rimozione di un primo ostacolo, vale a dire il rischio di ulteriori escalation, non può non essere un segnale positivo. I mercati hanno apprezzato.

La tornata elettorale pre-natalizia nel Regno Unito ha tolto un altro sassolino dalle scarpe degli investitori, la Brexit si farà e la linea “massimalista” di Corbin è stata sconfitta. Anche in questo caso, benzina per il motore dei mercati finanziari.

Un terzo spunto per l’ottimismo degli investitori arriva direttamente dalle società quotate e si chiama profitti. Se le serie storiche non mentono, statisticamente, è possibile assegnare, in parte, la buona performance dell’azionario nel 2019 ad aspettativa di miglioramento di profitti aziendali nel 2020. Se i risultati dell’ultimo trimestre dell’anno scorso potrebbero ancora scontare l’effetto “trade war”, è dalle guidance (le attese delle aziende sui conti dei prossimi trimestri) che gli investitori si attendono parole al miele.

Tre spunti positivi che si muovono in un contesto caratterizzato da tassi di interesse bassi (presenti e previsti) e dalla affievolite preoccupazioni di una recessione americana dietro l’angolo (consumi reggono, mercato del lavoro si mantiene robusto e le previsioni sulla crescita del PIL nel 4° trimestre vanno da +1.3% a +2.3%). I mercati apprezzano e avanzano, poco turbati persino dalle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Un andamento che potrebbe durare soltanto per qualche settimana o mese ancora. Perchè? Colpa delle incertezze.

Scontati tutti gli effetti positivi di quanto elencato sopra, gli investitori cominceranno a farsi nuove domande, le cui risposte – al momento – non sembrano univoche.

L’accordo tra USA e Cina, varata la sua prima fase, dovrà mostrare segni di ulteriori avanzamenti. Questo significa toccare temi caldissimi, vero terreno di scontro tra le due superpotenze. Il tempo, in questi casi, gioca contro i nervi degli investitori e l’anno elettorale negli USA potrebbe aumentare lo spaesamento. Le primarie democratiche prima e la battaglia per la Casa Bianca poi, saranno valutate con molta attenzione dai mercati. Trump, nel complesso, ha feeling con Wall Street che a sua volta è preoccupata dalle convinzioni in materia fiscale ed economica di alcuni candidati dem (Warren e Sanders).

Elezioni è una parola che riecheggia in sottofondo anche nel vecchio continente. In questo caso i protagonisti siamo noi. Le possibilità che le elezioni regionali di fine gennaio diano una spallata al governo giallo-rosso rimangono elevate. Il resto della storia, in parte, lo abbiamo già visto da marzo 2018 in poi.

Anche la Brexit da fattore propulsivo per l’andamento dei mercati finanziari potrebbe trasformarsi nuovamente in un generatore di incertezza. Tutto ruota attorno al concetto di “not extend“, di cui abbiamo già parlato, che potrebbe far crescere, mano a mano che i mesi passano, il timore che a dicembre 2020 si sia ancora alle prese con una possibile “hard brexit”.

Occorre poi ricordare come l’ondata di buyback che ha sostenuto i corsi azionari – ed i multipli aziendali – nel 2019 tenderà ad affievolirsi. Se venissero meno le attese di miglioramento dei profitti, cadrebbe un importante sostegno all’impronta rialzista dei mercati finanziari.

Le nuove previsioni per il 2020 potrebbero riportare in auge un vecchio adagio di borsa, quel “sell in May and go away” che mai come quest’anno potrebbe acquisire significato. Alcuni analisti mettono ancora più fretta. E’ il caso di BlackRock che vede una distribuzione dei guadagni azionari soprattutto nei primi mesi del 2020.

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