Antenne puntate sulla grande distribuzione USA

In attesa di dati macro capaci di muovere il mercato, gli investitori provano a capirne qualcosa guardando alla grande distribuzione USA. Alla vigilia del periodo natalizio i dati sulle vendite del terzo trimestre possono essere una valida anticipazione di un trend. Oggi sono arrivati anche i dati delle immatricolazioni auto e c’è un dato positivo anche per l’Italia. Di questo e di altro parliamo nel nostro odierno K Briefing.

Vendite. Settimana interessante per la grande distribuzione USA. Arrivano i report sulle vendite del trimestre da parte della grande distribuzione USA. I primi risultati non hanno confortato gli investitori. Home Depot e Khol’s hanno annunciato vendite inferiori alle aspettative e ridotto il target annuo. In settimana arriveranno anche i dati, tra gli altri, di Target e Macy’s. Tastare il polso dei cosiddetti “retailers” può dare un importante contributo a capire come sta evolvendo il sentiment dei consumatori alla vigilia del periodo natalizio.

Immatricolazioni auto. Giornata di dati sulle immatricolazioni auto in diversi paesi europei. Le nuove registrazioni crescono in Italia, Spagna e Germania e Francia. Calano in UK. Il mercato rimane molto debole (le variazioni mensili di settembre riportano un ritmo più basso rispetto al mese precedente) ma il segnale tedesco (un segno più dopo il crollo del mese precedente) da speranza. Buio pesto per il Regno Unito dove l’incognita Brexit continua a pesare.

Industria italiana, c’è un più. Sono gli ordini all’industria a dare un po’ di luce ai dati macro italiani. Il dato di settembre segna un aumento dell’1% su mese (0.3% annuo). Le attese erano per una ulteriore contrazione dopo i dati negativi di agosto. Su base mensile cresce anche il fatturato (+0.2%) che su base annua rimane ancora negativo (-1.6%)

Partite correnti. Rimane positivo il bilancio delle partite correnti (in estrema sintesi la differenza tra valore di beni e servizi esportati, rispetto ai beni e servizi importati) a settembre nell’eurozona. 28 miliardi e spiccioli, in leggerissima discesa rispetto ad agosto. Il dato non considera ancora i dazi dell’affaire Airbus.

Ed inoltre. Rally di Natale, ci sono tre variabili che lo rendono incerto. Investire riparandosi nei fiordi norvegesi? Quali i rischi.

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Permessi di costruire accelerano in USA. Ad ottobre i permessi di costruzione aumentano del 5%, sopra le attese.

Rally di Natale, le tre variabili che lo rendono terribilmente incerto.

I punti chiave dell’ultimo mese dell’anno:

USA Cina. Ci sarà l’incontro?

I mercati sono pronti a brindare, lo hanno dimostrato più volte nelle ultime settimane. Se ci sarà l’annuncio di un incontro tra i due leader, allora è possibile prepararsi ad un ritocco dei massimi da parte dei listini. I dubbi ci sono e sono legati ai due elementi che seguono.

Impeachment

A sentire i cinesi, tutto dipende da Trump. Dipende da lui accettare la ritirata programmata dei dazi, il tassello che sbloccherebbe la trattativa. Avvicinandosi all’anno delle elezioni e con una procedura di impeachment che minaccia seriamente la sua poltrona, Trump potrebbe scegliere di utilizzare le armi ancora a sua disposizione per sparigliare le carte e cercare consenso. La Cina è una carta facile da giocare, l’Europa segue a ruota (con le auto che rischiano dazi). L’impressione è che più la corda del Senato stringerà e più le reazioni del presidente potrebbero essere eclatanti. I mercati azionari potrebbero scontare questa incertezza, che diventerebbe allerta se scattasse qualcosa sui consumi.

Consumi USA

Se tengono i consumi natalizi l’ottimismo potrebbe avere la meglio. Per questo monitoriamo i report della grande distribuzione. Un segnale negativo potrebbe far precipitare tutto.

Investire riparandosi nei fiordi norvegesi? Quali i rischi

La Norvegia riposa placida su un gruzzolo di oltre 100 miliardi di dollari. Una tripla A tra le più solide al mondo ed una banca centrale che si muove in controtendenza rialzando i tassi. Un bengodi? Certo non una situazione a rischio ma alcune variabili possono rendere indigesti anche i fiordi. In primis il petrolio. Se i paesi produttori non riusciranno a stabilizzare i prezzi nei prossimi mesi il gettito derivante dall’estrazione dell’oro nero potrebbe ridurre le potenzialità norvegesi ed indebolire la corona. Il rapporto tra corona ed Euro è sostanzialmente l’unico cruccio per chi decida di investire in bond governativi norvegesi.

L’analisi del cambio EUR/NOK segna un trend rialzista di lungo periodo partito nel 2013 ed ancora valido. Questo significa che la Corona Norvegese nel lungo periodo si sta indebolendo sull’Euro e questo non deporrebbe a favore di un investimento (di lungo) sulle obbligazioni norvegesi. L’indice RSI non indica situazioni di ipercomprato ma c’è da segnalare come negli ultimi tempo il cambio sembra essersi stabilizzato sulla fascia 0.99-0.96 La recente decisione della Banca centrale di rialzare i tassi potrebbe portare a qualche novità nel breve termine.

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Foto di Steve Buissinne

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