La speranza per il 2019? La bassa inflazione.

Un interessante grafico, diffuso dalla società di investimento Legg Mason, cerca di spiegare perchè, nonostante le difficoltà della congiuntura, il 2019 sarà ancora un anno di crescita grazie alla bassa inflazione a livello globale.

Tratto dal sito www.leggmason.com. Tasso di crescita dei prezzi e target delle bache centrali a confronto

Il grafico in questione, riportato qui sopra, mette a confronto i livelli dei prezzi ed i target fissati dalle banche centrali delle principali economie mondiali. Come si nota, salvo l’eccezione turca, quasi tutte le banche centrali prese in considerazioni si trovano di fronte a livelli di prezzi prossimi o addirittura inferiori al livello di target. E, altra cosa interessante, il livello globale dell’inflazione rimane ampiamente sotto la soglia del 4/5%.

Questo significa, sostengono in Legg Mason, che in presenza di un deterioramente delle condizioni economiche, la politica monetaria ha i margini per poter agire ed iniettare ulteriore liquidità nel sistema, non essendoci un problema inflazione all’orizzonte.

Con il dollaro raffreddato dalla pausa di riflessione della FED su ulteriori rialzi dei tassi ed un livello dei prezzi tutto sommato sotto controllo, saranno le economie emergenti, spiegano in Legg Mason, a trarre i maggiori benefici nel 2019.

Anche i dati OCSE sull’inflazione attesa sembrano confermare la visione appena esposta.

Crescita annua inflazione attesa nel 2020 (fonte: OECD)

Modifiche sostanziali nelle dinamiche salariali, crisi petrolifere o l’inasprirsi di politiche commerciali protezionistiche. Questi sono gli elementi che potrebbero modificare il quadro dipinto fino ad ora.

Il grafico di Legg Mason ci porta a concludere che le banche centrali sembrano avere maggiori margini di manovra in chiave espansiva mentre una politica monetaria restrittiva si troverebbe di fronte al problema del debito, visto in precedenza. Questo significa che il sistema finanziario internazionale sembra più preparato ad affrontare un rallentamento della congiuntura che non una fiammata dei prezzi.

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