Ripresa economica in Italia. C’è o non c’è?

Nella settimana più calma dell’anno, quella di ferragosto, ci hanno pensato i dati diffusi dagli istituti di statistica europei relativi al PIL del 2° trimestre 2017 ad accendere la miccia per una nuova puntata della serie: ma la ripresa economica in Italia c’è o non c’è?

I dati sono oramai noti. L’ISTAT ci dice che nel 2° trimestre del 2017 l’economia tricolore è cresciuta dello 0,4% su base mensile e dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Numeri che non si vedevano da un po’ di anni e che hanno di fatto acceso la miccia della solita polemica sul vera crescita o finta crescita.

Tralasciando improbabili spiegazioni termodinamiche sull’andamento del prodotto interno lordo occorre mettersi d’accordo su cosa si intende per crescita e cosa c’è dentro il dato sul PIL.

I numeri, spesso e volentieri, non raccontano tutta la realtà e quindi è necessario intenderci sul significato che attribuiamo alla parola crescita. Se per crescita intendiamo un periodo temporale nel quale aumenta la ricchezza prodotta da un paese, l’occupazione e la propensione al consumo; ebbene, possiamo tranquillamente dire che l’Italia non sta ancora tornando a crescere. I consumi interni crescono in termini di decimali (l’inflazione core è ferma), la disoccupazione scende a ritmi molto lenti e non si vedono massicci flussi di denaro riversati sugli investimenti. Cresce la liquidità blindata nei conti correnti ed in generale si respira un clima di confermata prudenza unito ad una sempre maggiore sfiducia ed incertezza nel lavoro della classe dirigente del paese.

Ma allora questo PIL esce davvero dal frigo? Ovviamente no, la percezione del paese ed il dato sulla ricchezza non sono incompatibili. L’Italia sta godendo di una ripresa globale che, nei dati, si sintetizza con la crescita sia dell’Eurozona sia degli USA con ritmi attorno al 2% annuo (tendenziali). Indubbio l’impatto positivo delle esportazioni, di sicuro si può ipotizzare che tra i servizi sia cresciuto l’apporto del settore del turismo (le prime stime della stagione estiva sono incoraggianti).

Insomma la ripresa c’è ma non è ancora così forte da smuovere gli altri meccanismi che determinerebbero una crescita complessiva del paese. Ed è qui che viene naturale guardarsi attorno, osservare cosa stanno facendo gli altri e capire che il ritardo è ancora una questione dannatamente politica più che economica. Se siamo tra i paesi che crescono meno nell’Eurozona lo dobbiamo ai nostri cronici problemi: pressione fiscale, burocrazia, debito pubblico e spesa pubblica, inefficienza della giustizia, ritardi infrastrutturali. La solita lista che rende questa ancora – potenzialmente – brillante economia un pachiderma lento e goffo che si dilania sullo 0 virgola.

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