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Mercato Azionario. Problemi in vista?

Raccogliamo da un po’ di tempo analisi poco confortanti sul futuro prossimo del mercato azionario, specie quello statunitense. Ma su cosa si basano queste analisi e quanto credito possiamo dar loro?

Abbiamo parlato qualche giorno fa delle aspettative al ribasso sul numero di nuove operazioni di buy back – il riacquisto di azioni proprie – nei prossimi mesi negli USA. Una tendenza che potrebbe preludere ad un ridimensionamento dei prezzi delle azioni quotate sui listini americani.

Oggi ci occupiamo di altre analisi che stanno circolando tra gli analisti e gli investitori d’oltreoceano. Si tratta di studi che ripropongono uno scenario non molto positivo per il mercato azionario.

Alcune di queste ricerche si basano sull’analisi tecnica dei principali indici statunitensi, il Dow Jones Industrial e lo S&P500. Murray Gunn, analista tecnico della HSBC, mette in allerta i propri clienti identificando alcune soglie critiche per i due indici. Una chiusura nell’intervallo tra i 1991 ed i 2116 punti per lo S&P500 e  tra i 17900 ed i 17000 punti per il DJ. Su questo ultimo indice si starebbe delineando una tipica figura di inversione, conosciuta con il nome di testa e spalle.

Altre osservazioni puntano sui dati microeconomici, in particolare la non brillantezza delle 3° trimestrali delle società americane quotate. Secondo  S&P Global Market Intelligence i risultati del terzo trimestre dovrebbero attestarsi, in media, su livelli inferiori rispetto a quelli del secondo trimestre.

Dal punto di vista macro le preoccupazioni sono più o meno sempre le stesse: Cina, Brexit, Fed ed elezioni presidenziali. Le difficoltà dell’economia cinese (alle prese con esportazioni in calo) e la lunga telenovela inglese sono elementi che, nel bene e nel male, ci accompagneranno ancora per molto tempo. Di elezioni e rialzo dei tassi di interesse abbiamo già avuto modo di parlare.

Se abbiamo fiducia nell’analisi tecnica occorre dire che effettivamente, guardando il grafico del DowJones Industrial ed analizzando qualche indicatore di forza, qualche perplessità sul futuro prossimo dell’indice viene confermata: la rottura verso il basso della media mobile a 50gg e successivo tentativo, respinto, di ri-bucarla verso l’alto; l’indice RSI che scivola sotto quota 50 segnando un trend discendente e lo stesso comportamento riscontrabile nel momentum.

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Insomma: la fine della corsa per la Casa Bianca, conferme sulle trimestrali deboli ed un rialzo dei tassi di interesse potrebbero dar vita ad un rintracciamento consistente per gli indici americani, a quel punto le zone “basse” indicate nel report di Gunn (1990 per lo S&P e 17000 per il DJ) potrebbero essere il bivio tra semplice rintracciamento e caduta.

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