Mentre la tesissima campagna elettorale americana rimane al centro dell’attenzione, gli analisti iniziano a domandarsi cosa stia per succedere sui mercati azionari.
Ad aggiungere un interessante tassello alla discussione è David Kostin, chief U.S. strategist di Goldman Sachs, che la scorsa settimana ha analizzato, in un report, lo stato di salute delle operazioni di buyback.
I buyback sono sostanzialmente quelle operazioni finanziarie con le quali una società ricompra dal mercato azioni proprie. Il riacquisto può avere molte motivazioni tra le quali quella di impiego della liquidità in eccesso che, visti gli attuali tassi di interesse, risulta più remunerativa se investita nel proprio capitale anzichè in depositi bancari.
Il buyback è un’operazione che permette anche di sostenere il prezzo dell’azione. Kostin prevede che nel terzo quarto del 2016 le autorizzazioni per questo tipo di operazione scenderanno del 15%. Nel 2016 il controvalore complessivo delle operazioni di buyback dovrebbe assestarsi sui 450 miliardi di dollari contro i 561 miliardi di dollari del 2015.
Un netto raffreddamento che, per quanto detto in precedenza, potrebbe creare qualche problema ai corsi azionari venendo a mancare un sostegno importante ai prezzi. Ma c’è un altro dato interessante del report di Kostin: cala la domanda di azioni americane dall’estero. Mentre la quota posseduta da privati statunitensi cresce ai massimi dal 2007, gli investitori stranieri detentori di titoli quotati USA calano.
Una dinamica che ha molto a che fare con il clima di incertezza generato dallo scontro per la Casa Bianca e dal protrarsi del tentennamento Fed che, oramai appare chiaro, attenderà dicembre per intervenire sui tassi di riferimento.