USA. Elezioni e FED trabocchetti per i mercati azionari?

Archiviata senza patemi particolari l’estate i mercati finanziari si apprestano a vivere un autunno che possiamo davvero, usando un’abusata espressione, definire “caldo”. 

A gettare il primo sasso nello stagno potrebbe essere la decisione attesa della Federal Reserve. Il board guidato dalla Yellen deve decidere se i tempi sono maturi per un rialzo dei tassi di interesse. I mercati azionari, al solo sentore di tassi più alti, hanno lanciato il loro grido d’allarme (Europa oggi in rosso, Wall Street attorno alla parità nel momento in cui scriviamo).

La decisione è molto delicata. I dati di agosto sul fronte occupazione e ISM non sono parsi particolarmente brillanti e, da più parti, si dice che la Fed sia diventata molto attenta alla sensibilità, chiamiamola così, degli investitori. Una Fed accomodante e che non vuole andare contro i mercati potrebbe quindi decidere di rinviare il rialzo in attesa dei dati del terzo trimestre.

Se rialzo non ci sarà acquisteranno grande rilevanza le motivazioni. Anche solo il sentore che la ripresa americana possa avere un ingolfamento alimenterebbe un clima di attenzione da parte degli investitori che potrebbero perciò decidere di ridurre l’esposizione sull’azionario.

Temporeggiare è un’arte complicata ed una lama a doppio taglio. Di certo non aiuta la scadenza elettorale. Pochi minuti fa il candidato americano Donald Trump ha rilasciato una dichiarazione nella quale afferma che vi sono pesanti pressioni da parte della Casa Bianca pechè la Fed mantenga i tassi bassi.  Il virgolettato è molto interessante:

“She’s obviously political and she is doing what [President Barack] Obama wants her to do… I believe it is a false market because money is essentially free”

Dichiarazione che fanno pensare ad una Fed “trumpiana” molto più aggressiva sui tassi di interesse, con le conseguenze che si possono immaginare.

L’incertezza sulle elezioni è sicuramente un fattore di instabilità per l’azionario (USA e non solo) ma sembra esserci anche qualcosa di tecnico. I report delle case d’affari iniziano a dipingere quadri a tinte leggermente più fosche. Goldman Sachs ha calcolato il suo sentiment index sui future S&P500 a 100, il massimo livello raggiungibile da questo indicatore. Nelle note di accompagnamento al rilascio di questo report la banca ricorda come valori sopra 80 e sotto 10 sia buoni segnali “contrarian” e se tutto procede secondo statistica lo S&P500 è destinano a calare.  Di quanto? Gli analisti della Goldman Sachs prevedono una chiusura d’anno sui 2100 punti, circa un punto e mezzo sotto il livello attuale.

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